Ospedale Coronavirus Fiera di Milano: il “miracolo” leghista è un flop. Parlano i medici

Attilio Fontana (Lega Salvini Premier),
Presidente della Regione Lombardia

Dovevano esserci 500 posti letto. Poi sono passati a 205, sino ad arrivare ad oggi con sole 24 persone affette da Covid-19 ricoverate nell' ospedale costruito per l'emergenza. Cosa non ha funzionato?



Guido Bertolaso, capo della protezione civile con i governi Prodi e Berlusconi, ora consulente scelto dalla giunta della Lega della Lombardia, il 31 marzo scorso annunciò: « Abbiamo fatto una promessa e l'abbiamo mantenuta ».
« È la più grande terapia intensiva d'Italia. È una struttura ospedaliera a tutti gli effetti, non un ospedale da campo e ospiterà il più grande reparto di terapia intensiva d'Italia » sottolineò  Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano, colui che, si disse, avrebbe gestito l'ospedale realizzato alla Fiera di Milano. 

L'ospedale, si disse, « rappresenta uno strumento fondamentale per combattere la battaglia contro il Covid-19 e, a regime, vedrà impiegati 200 medici, 500 infermieri e altre 200 figure professionali.

Attilio Fontana (Lega Salvini Premier), presidente della Regione Lombardia, affermò che l' ospedale era un « Riferimento per tutta Italia » tanto che « diventerà un punto di riferimento per la rianimazione per tutto il Paese, tanto è vero che il governo » proseguì Fontana « ha già detto di voler riprodurre ciò che è stato fatto in fiera al Centro e al Sud come garanzia, diga alle necessità che si dovessero verificare ».

Furono aperti subito 8 reparti con 53 prosti letti. poi in una seconda fase, sarebbe stato aperto il padiglione sottostante con 104 letti e in una terza il padiglione 2 con altri 48 posti per un totale di 200 posti letto.

Qual è la situazione, dopo due settimane?

I PROBLEMI RILEVATI DAI MEDICI
L’ospedale Covid di Milano alla Fiera doveva ospitare 500 pazienti, poi si è detto 205 e, infine, dall’apertura ad oggi, solo 24 persone affette da Coronavirus hanno fatto ingresso nella struttura.

Tra i problemi rilevati, oltre a quello del ritardo della sua realizzazione rispetto ai tempi previsti («Entro sei giorni costruiremo un maxi polo da 600 posti, interamente dedicato ai pazienti Covid, nel quale lavoreranno almeno 500 medici e 1.200 infermieri», dicevano i dirigenti leghisti della Regione Lombardia l’11 marzo) e il ritardo dell' avvio del suo utilizzo, vi è anche la mancanza di personale. Secondi gli esperti, l' ospedale non è abbastanza attrezzato per diventare uno dei più grandi centri di terapia intensiva d’Italia nonostante le parole del governatore Fontana.

A Business Insider, un medico ha rilasciato una dichiarazione a nome suo e dei suoi colleghi spiegando la realtà dei fatti:

« Ci hanno mandato un paziente da intubare perché non avevano posto nella loro terapia intensiva. Una vera presa in giro, se si considera che è accaduto nello stesso giorno nel quale hanno aperto l’ospedale in Fiera affidato proprio al Policlinico.
Quel paziente è la dimostrazione che l’ospedale in Fiera non aggiunge neanche un posto in più alle terapie intensive già presenti a Milano. Ci si limita a spostarle da un luogo ad un altro »

Il problema è che l' ospedale è costato 21 milioni di euro ed è assurdo non riesca a gestire l'emergenza così come si era promesso.

Un sindacalista si era chiesto « Perché costruire un ospedale in Fiera se c’è già l’ex nosocomio di Legnano con 2 padiglioni attrezzati? ».
Anche Giuseppe Bruschi, Dirigente Medico dell’ospedale Niguarda, si è mostrato contro in un post su Facebook: « Che dispiacere…. Sono medico, sono lombardo… oggi però con l’inaugurazione dello pseudo ‘ospedale’ in fiera mi sento triste. L’idea di realizzare una terapia intensiva in fiera non sta né in cielo né in terra… Una terapia intensiva non può vivere separata da tutto il resto dell’Ospedale. Una terapia intensiva funziona solo se integrata con tutte le altre Strutture Complesse che costituiscono la fitta ragnatela di un Ospedale (dai laboratori alla radiologia, della farmacia agli approvvigionamenti, della microbiologia all’anatomia patologica);  perché i pazienti ricoverati in terapia intensiva necessitano della continua valutazione integrata di diverse figure professionali ».


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