Sardegna: pastori protestano gettando il latte di pecora per strada. Prezzo del latte sceso da 85 a 60 centesimi al litro


L' anno scorso, il prezzo al litro pagato agli allevatori era di 85 centesimi. Quest' anno è stato sceso a 60 centesimi. I pastori sardi non ci stanno e protestano gettando il latte per strada « Con quel prezzo non riusciamo a coprire neanche le spese minime. Che noi vendiamo il latte o lo buttiamo, il nostro lavoro va in fumo ».


« Ma quale Consorzio di tutela!? Bastardi! » è l' urlo di uno degli allevatori sardi durante la protesta davanti alla sede del Consorzio del Pecorino Romano, a Macomer. Nel video, tantissimi allevatori che svuotano i contenitori.
Se l' anno scorso il prezzo del Pecorino Romano era 85 centesimi al litro, quest' anno è stato abbassato a 60 centesimi, e i pastori sardi non hanno potuto subire l' ennesimo colpo all' economia pastorale sarda senza far nulla.

In varie zone della Sardegna i pastori hanno aderito alla protesta sversando, per strada o nei campi, tonnellate di litri di latte di pecora. Altri lo hanno dato ai maiali o ai cani.
Per chi storce il naso innanzi questi video (in fondo all' articolo i link), c'è la spiegazione di un ragazzo, anche lui allevatore, che spiega perché non stanno regalando quel latte alle persone anziché gettarlo per le strade della Sardegna.
« Il latte di pecora non è come quello di mucca » spiega nel video, mentre dà il latte di pecora al suo cavallo « Il latte di pecora è uno dei più grassi e, se non è pastorizzato, se non è lavorato, se non è trasformato in formaggio, non puoi berlo »




"IL PREZZO DEL LATTE A 60 CENTESIMI E' UN' ASSURDITA'"
YouTgNet ha intervistato Felice Floris, il leader del Movimento Pastori Sardi (MPS).
« Capisco che gettare il latte può essere un crimine, ma capisco anche questi pastori che dicono "Che io venda il mio latte o che lo butti, il mio lavoro va in fumo" ». E prosegue: « Basta a questa mancanza di contrattazione tra pastore e trasformatore. E questo non solo per il latte, ma anche per le carni, per il rapporto con la burocrazia, che sono sempre più agguerriti, eppure campano grazie a noi ».

Carla Scattu, imprenditrice agricola, spiega che « gettare il latte, è solo un modo per ribellarci perché con le parole e le promesse non abbiamo ottenuto niente » e prosegue spiegando che il prezzo pagato agli allevatori non permette di coprire tutte le spese sostenute. Totoni Cossu, Consigliere Coldiretti, commenta « Il prezzo del latte a 60 centesimi è un' assurdità ».

L' ORIGINE DELLA CRISI

Il Pecorino Romano è un formaggio lavorato sin dai tempi degli antichi romani, un alimento ad alto livello nutritivo dato ai soldati assieme alla zuppa di farro e al pane.
Il marchio DOP che ha ottenuto questo formaggio prevede che il latte provenga dalle province di Roma, Rieti, Viterbo, Latina, Grosseto, Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari. Da diversi decenni (ufficialmente dal 1955), il Pecorino Romano DOP viene prodotto grazie soprattutto al latte proveniente dalla Sardegna.

Il mercato vede, come introito di maggior peso, l' esportazione verso gli Stati Uniti.
La domanda statunitense fu la principale molla che fece crescere, in maniera esponenziale, il settore lattiero caseario della Sardegna sin dal 1897, anno in cui in Sardegna si avviò la produzione del Pecorino Romano nell' isola che in breve tempo portò all' aumento dei capi ovini dagli 850mila del 1881 agli oltre 2 milioni censiti nel 1918.
La gran parte della produzione, tanto all'inizio del secolo scorso quanto ai giorni nostri, finisce per essere parte di prodotti di non sempre eccellente qualità che gli industriali statunitensi utilizzano come semilavorati o come componente di mix da grattugia. Parliamo di quei piccoli sacchetti che vengono venduti (a prezzi bassi) sotto il nome di "Mix di Formaggio Grattuggiato" ma che, leggendo gli ingredienti, non si comprende bene né la provenienza (al massimo, oggi sappiamo se possa appartenere all' UE o meno), né il tipo di formaggio utilizzato.

Basti pensare che, nella campagna casearia 2015-2016, la Sardegna ha prodotto 286 milioni di litri di latte destinato a produzioni DOP. Il 69% di questo è stato trasformato in Pecorino Romano.
Dalla trasformazione di questi, sono stati prodotti oltre 30mila tonnellate di Pecorino Romano DOP da 35 caseifici sardi, circa il 97% della produzione italiana, a fronte di meno delle 1500 tonnellate di Pecorino sardo e delle 550 di Fiore sardo.
Che fine fa questa grandissima quantità di formaggio prodotto? Il 70% viene esportato fuori dall'Italia, in grandissima parte negli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti hanno importato oltre 8mila tonnellate di Pecorino Romano, e più di 5mila di queste destinate ai mix grattugiati.
È palese comprendere che, il formaggio acquistato dagli Stati Uniti, non è valutato in stile qualitativo visto che, se i prezzi aumentassero, si opterebbe per altri tipi di formaggi per creare quel "mix" che, un consumatore disattento, potrebbe trovare gustoso anche se composto da formaggi di bassa qualità o persino scarti di lavorazione (come accade spesso con questi grattuggiati di ignota provenienza).

SITUAZIONE DRAMMATICA

Ad oggi, la situazione in Sardegna appare alquanto drammatica per l’intera filiera. L' abbassamento del prezzo da 0,60 centesimi al litro agli 0,85 centesimi al litro della passata stagione porterà un crollo verticale del prezzo che metterà in ginocchio il 90% delle aziende sarde.
Le proiezioni della situazione della filiera, secondo il Centro Studi Agricoli (CSA), questa volta non toccheranno solamente gli allevatori sardi: a rimetterci, questa volta, saranno anche i trasformatori.

È urgente trovare soluzioni da parte del governo centrale ma anche da parte della Regione Sardegna per salvare un comparto essenziale per il futuro della Sardegna.
Dall' articolo di SardegnaReporter, leggiamo le proposte del CSA per risolvere la questione:

  1. adeguare il piano dell’offerta del pecorino romano dop, stabilendo una penalità di 1 euro al kg / rispetto agli attuali 0,16 centesimi, per chi supera le produzioni stabilite all’interno del piano produttivo
  2. incentivare fortemente le produzioni delle altre due dop di pecorino, cioè il fiore sardo dop e il pecorino romano dop, con azioni e finanziamenti di incentivazioni
  3. modificare il disciplinare delle produzioni del pecorino romano dop
  4. stanziare non meno di 16 milioni di euro nella legge finanziaria regionale 2019, attualmente in discussione, da destinare a uno specifico bando Agea che ritiri circa 30.000 ql di pecorino romano dal mercato, per essere destinato agli indigenti
  5. chiedere una moratoria, straordinaria al governo nazionale, e da inserire nella legge di stabilita nazionale, che blocchi gli insoluti e gli arretrati dei pagamenti Inps agli agricoltori sardi, permettendogli il rilascio del Durc, necessario per poter incassare il premio unico della pac e del psr, in pagamento in questi giorni. non si tratta di una sanatoria, ma di un posticipo e rateizzazione dei pagamenti
  6. il pagamento immediato, dei decreti  emessi e da emettere delle misure psr Sardegna, una situazione a dir poco vergognosa, quella dei ritardi e della altissima burocrazia nella gestione del psr
  7. creare incentivazione, studi  e  finanziamenti per la qualità delle produzioni dei formaggi ovini sardi
  8. la richiesta di far funzionare bene l’attività dell’importante organismo interprofessionale oilos, eventualmente sostituendone, se necessario, il gruppo dirigente attuale.


ESPORTARE IN ASIA
In merito alla protesta dei pastori sardi, Marco Centinaio, il ministro delle Politiche Agricole, ha annunciato che la prossima settimana sarà in Sardegna.
« Come Governo » ha proseguito « stiamo ripensando a tutta la questione dei Consorzi per quanto riguarda il latte di pecora. Abbiamo messo sul tavolo del Consorzio la proposta di cercare di esportare il più possibile questa tipologia di latte molto apprezzata in Asia, tanto che in Cina esiste un progetto con il latte in polvere che viene dalle pecore. Stiamo cercando di dare agli agricoltori alternative che non siano solo quelle tradizionali ».


FONTI E LINK UTILI

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