82 anni fa moriva Lojze Bratuz, compositore ucciso dai fascisti per aver rifiutato di rinnegare le sue origini slovene
Lojze Bratuž [ Gorizia, 17 febbraio 1902 Gorizia, 16 febbraio 1937 ] |
Lojze Bratuž nacque a Gorizia il 17 febbraio 1902 da una famiglia slovena nel quartiere di Podgora della città di Gorizia, che all'epoca era ancora parte dell'Impero austro-ungarico. Compì gli studi nelle scuole slovene della città e si dedicò alla carriera musicale.
Dopo l'unione della Contea di Gorizia e Gradisca al Regno d'Italia, nel 1918, al termine della Grande Guerra (ratificata con il Trattato di Rapallo del 1920), Bratuž rimase fedele alla sua origine slovena sottraendosi al processo di italianizzazione della minoranza slovena.
In quegli anni era insegnante di canto in un coro del villaggio di San Martino Quisca (in sloveno Šmartno) nel Collio Goriziano, e più tardi nel Seminario minore della città. Nel 1929 venne incarcerato per un breve periodo di tempo dalle autorità fasciste con l'accusa di attività anti-italiane.
Nel 1930 fu nominato supervisore dei cori di chiesa del goriziano da Francesco Borgia Sedej, arcivescovo di Gorizia. Diresse diversi cori sloveni di chiesa (gli unici cori in lingua slovena consentiti dalle autorità) nel Collio, nella valle del Vipacco e nella valle dell'Isonzo.
Il 27 dicembre 1936 nel sobborgo di Podgora (oggi Piedimonte del Calvario) un gruppo di fascisti rapì Bratuž, che da poco aveva terminato la direzione di un coro natalizio durante la Messa. Venne portato in un vicino edificio dove subì un brutale pestaggio e fu costretto a bere olio di ricino miscelato con olio di motore. In seguito a tale aggressione morì, dopo un mese, nell'ospedale centrale di Gorizia, tra atroci sofferenze.
Pochi giorni prima della sua morte i suoi sostenitori, riuniti sotto la finestra dell'ospedale, cantarono una canzone slovena e poi fuggirono prima di venire arrestati.
Nel corso della sua vita Bratuž adattò per coro diversi brani musicali. Al giorno d'oggi un coro misto e un centro culturale sloveno di Gorizia portano il suo nome.
Era sposato con la poetessa Ljubka Šorli. La loro figlia Lojzka Bratuž è una nota autrice e attivista nelle organizzazioni della minoranza slovena in Italia.
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