Ecco perché la maggior parte delle ricerche scientifiche pubblicate sono false

di Lapenna Daniele

#bufale #fakenews #science #scienzaemedicina


Tutti sappiamo cosa siano le fake news, qualunquisticamente chiamate "bufale", le quali vengono prontamente sbugiardate dai debunker, ovvero coloro che smascherano le false notizie.
Molti debunker sono giornalisti, altri sono blogger, altri ancora degli scienziati. Questi ultimi, i massimi esperti che riescono a far crollare miti privi di prove inconfutabili che vanno contro la scienza, hanno spesso anche un altro compito: quello di implementare studi di vario genere che verranno divulgati su riviste scientifiche, a beneficio della comunità.

Ma, per quel che riguarda gli studi scientifici, sono tutti affidabili? Perché leggiamo studi contrastanti su un medesimo argomento? È a causa delle nuove ricerche che smentiscono quelle vecchie, oppure la causa risiede in studi non corretti? Oppure sono studi falsati?

LA SCIENZA ERRANTE
Il 90 per cento dei 1.500 scienziati interpellati (ovvero 1350) da Nature ha dichiarato che la scienza soffre di una crisi di replicabilità degli studi. Ciò significa che quando uno scienziato ripete lo studio di un altro ricercatore, nel 90 per cento dei casi non ha lo stesso risultato.
Riproducendo in maniera identica gli studi pubblicati sulle più famose testate scientifiche, accadeva di non ottenere quei risultati tanto decantati. Sembravano studi fasulli, anche se non lo erano. Eppure, in alcuni casi, quegli articoli furono il punto di partenza di intere linee di ricerca. 
Come è possibile?

Gli scienziati della Amgen, un' industria di biotecnologie con sede in California, scrisse alla rivista Nature per denunciare l’accaduto: il test circa uno studio pubblicato sul settimanale inglese più famoso al mondo, era stato riprodotto in laboratorio, ma non aveva dato gli stessi risultati. Anni prima, un’inchiesta della Bayer (multinazionale farmaceutica tedesca che fattura 36 miliardi di euro l' anno) aveva mostrato che, in media, solo il 20-25% degli studi pubblicati riusciva a essere confermato da un team indipendente. Una percentuale molto bassa per ritenere gli studi affidabili.

John Ioannidis
John Ioannidis, epidemiologo e docente di medicina e metodo scientifico al Centro Innovazione Meta-Research di Stanford, nel 2005 pubblicò un articolo dal titolo: "Perché la maggior parte delle ricerche pubblicate sono false". Ioannidis aveva notato da tempo che c’erano delle difficoltà sospette nel riprodurre risultati scientifici.

«Ci sono stati studi scientifici fasulli» spiega Ioannidis in un' intervista «come quello dello psicologo sociale Diederik Stapel dell’Università di Tilburg, che ammise di aver falsificato la maggior parte delle sue ricerche, o dell’anestesiologo Yoshitaka Fujii, che confessò di aver falsificato 183 studi: ma sono casi eccezionali, rappresentano l’1 per cento del problema della credibilità della scienza la quale si avvale, per il 99 per cento, da scienziati onesti, che fanno del loro meglio, spesso in condizioni di forte stress a causa anche di mancanza di fondi per la ricerca scientifica».

Allora perché uno studio non si riesce a ripetere? Forse non è affidabile?

COME FUNZIONA UN' ESPERIMENTO SCIENTIFICO
Supponiamo che uno scienziato voglia verificare quale tipo di frutto sia efficace contro i raffreddori.
Questi decide di testare l' effetto di 40 tipi di frutta diversi, e scovare se e quale frutto ha questo potere.
Il test consiste nel prendere un campione di volontari (numero che varia da qualche decina di persone a neanche un centinaio) e verificare se, al momento dell' ingestione di un frutto, essi guariscono dal raffreddore. Lo scienziato, secondo lo standard delle ricerche biomediche, dichiara che un frutto protegge dal raffreddore solo se la significatività del risultato passa la soglia del 5%, ovvero se la probabilità di trovare quel numero di pazienti guariti rispetto a chi non ha assunto nessun frutto è minore o uguale al 5% (si tratta di 1 probabilità su 20).
Se il ricercatore pubblicasse tutti i risultati dello studio, troveremmo pochissimi risultati positivi e molti negativi. Siccome le riviste scientifiche non pubblicano risultati negativi, noi veniamo a conoscenza solo di quelli positivi, ovvero quelli che hanno rilevato una conferma all' ipotesi di partenza, visto che un articolo intitolato “Non ho trovato niente” non suona interessante per la platea dei lettori e degli altri scienziati.

Io stesso ho pubblicato su questo blog, nel corso degli anni, i vari studi scientifici ripresi dai vari media (a questo link ecco un elenco dei post da leggere con curiosità).
Dunque, il problema verte sui test, in merito a un dato esperimento, che hanno avuto risultati negativi ma non sono stati pubblicati: hanno riprodotto i test su altri candidati sinché non hanno avuto risultati positivi che erano in linea con la loro tesi di partenza, pubblicandoli così sulle riviste scientifiche.

DOBBIAMO DUBITARE DELLA SCIENZA?
Ovviamente no, perché, come dimostrato, solo l' 1 per cento degli scienziato può pubblicare studi fasulli. Il problema è che vengono pubblicati solo gli studi positivi, e quindi, se leggerete su di una rivista che la cioccolata sconfigge i brufoli e voi, mangiandone in quantità, vi ritroverete, sul volto, una quantità puntini pieni di pus da sembrare un adolescente, non fatevene una colpa, ma pensate a godervi la cioccolata. Senza esagerare.


FONTI E LINK UTILI
  • http://retractionwatch.com/2016/09/13/we-have-an-epidemic-of-deeply-flawed-meta-analyses-says-john-ioannidis/
  • https://www.wired.it/scienza/lab/2013/12/13/problema-ripetitibilita-studi-scientifici/
  • Intervista all' epidemiologo John Ioannidis
    http://www.repubblica.it/venerdi/interviste/2017/01/23/news/ioannidis_manifesto_anti-bufale_scientifiche-156691206/
  • http://www.nature.com/nature/journal/v483/n7391/full/483531a.html#ref4
  • http://www.nature.com/nrd/journal/v10/n9/full/nrd3439-c1.html
  • https://www.youtube.com/watch?v=Uok-7NPFn4k

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