Che Guevara perseguitò e uccise veramente gli omosessuali? Una piccola indagine svela la verità sulle accuse

dalla pagina Facebook D.A.

Ogni tanto un blog riciccia fuori con articoli sulle violenze del noto rivoluzionario Ernesto "Che" Guevara nei confronti degli omosessuali (e non solo nei loro confronti).

Sono capitato in un post di Carla Corsetti,amministratrice della pagina Facebook Democrazia Atea che procede con l'indagine per provare a confermare o sfatare un mito.
Buona lettura.

Che Guevara e l'omosessualità: Processo a Che Guevara
Posso assumere due vesti: quella dell’accusa e quella della difesa.
Scelgo la prima e comincio a raccogliere prove sulla “notizia di reato” ovvero che Ernesto Guevara, detto il Che, ha perseguitato gli omosessuali. E così dalle accuse mi muovo per cercare le prove che possano portare ad una condanna.

Mi imbatto in una testimonianza che penso possa essere qualificata, quella di Massimo Caprara, già segretario di Palmiro Togliatti.
Caprara fa una descrizione minuziosa del Tribunale della rivoluzione e descrive anche le UMAP, ovvero le Unità Militari per l’Aiuto alla Produzione, vere e proprie case di detenzione nelle quali la “rieducazione” degli omosessuali egli racconta che fu violenta e oltraggiosa.
Cerco riscontri e trovo che il Tribunale fu istituito nel 1959, che Guevara non ne fece parte, anche se ratificava le esecuzioni finali. Ma trovo anche che le UMAP furono ufficialmente istituite tra aprile e maggio del 1965. Provo ad approfondire le valutazioni sul “teste” Massimo Caprara e leggo che:

- è stato segretario di un uomo per venti anni e poi ne ha parlato male per altri venti
- è stato comunista e poi feroce anticomunista
- è stato un laico e poi un fervente cattolico (collaborando anche con giornali cattolici e con Il Giornale,noto quotidiano di destra)
- che era collocato politicamente a sinistra e poi ha aderito alle ideologie di destra.
Tutto e il contrario di tutto.

Non posso fondare l’accusa avvalendomi della sua testimonianza perché qualunque giudice la riterrebbe poco attendibile e poco credibile.


Mi imbatto nella accusa diretta di Pierre San Martin che racconta la propria detenzione nel dicembre del 1959 ma non trovo nulla che qualifichi la sua detenzione con riferimenti diversi da quelli della opposizione politica alla rivoluzione.
Trovo ancora che il primo gennaio del 1959 gli omosessuali cubani brindarono, a capodanno, alla rivoluzione e a Fidel durante le feste organizzate nei bar “equivoci”. Leggendo di Che Guevara, trovo il suo progressivo processo di maturazione politica che lo porta ad assumere posizioni antisovietiche, trovandosi contro non solo la CIA ma anche il KGB, entrambi accomunati nella identica finalità di distruggere “il mito del Che”. Sulla repressioni degli omosessuali a Cuba non trovo nulla fino al marzo del 1965 quando Giangiacomo Feltrinelli, sulle notizie a lui riferite, si reca a Cuba e affronta direttamente Fidel Castro il quale lascia intendere che per lui è questione piuttosto secondaria e sembra accogliere, apparentemente, i suggerimenti dell’amico italiano, ma non ho riscontro che li abbia davvero ascoltati, tutt'altro.

Continuo nella ricerca delle prove e trovo una intervista rilasciata da Che Guevara a Maria Rosa Oliver la quale lo incalza sulle esecuzioni del 1959 e Che Guevara risponde:
« Si, lo so di aver fatto fucilare. Ma è meno ripugnante che far sorvegliare, perseguitare condannare per ragioni che riguardano soltanto la vita privata».
L’interpretazione che viene data a questa risposta è univoca e tutti la intendono come riferita agli omosessuali. Ergo: ne aveva notizia e non approvava.

Nel novembre del 1964 Che Guevara, dopo aver manifestato espressioni di dissenso su molte questioni, parte da Cuba per tenere un discorso ufficiale alle Nazioni Unite, a febbraio è ad Algeri e fa un discorso contro l’URSS e contro la Cina, torna per qualche giorno a Cuba nel marzo del 1965 e subito dopo entra in clandestinità, va in Congo, in Tanzania, torna per un addestramento a Cuba e poi in Bolivia dove troverà la morte.
Fidel Castro apre le UMAP per “rieducare” gli omosessuali nel 1965, quando Che Guevara è già in Congo.

Non ho trovato nulla che possa suffragare l’accusa di una sua responsabilità diretta.
Non ho trovato una sola frase da lui pronunciata contro gli omosessuali che possa essergli attribuita.
Ravviso una responsabilità politica omissiva per non aver fermato Fidel Castro.
Ma ho deciso di vestire i panni della pubblica accusa e a questo punto, non avendo trovato né indizi né prove, archivio il procedimento per infondatezza della notizia di reato.

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