Covid-19: non siamo in guerra. La pandemia è stata una fortuna perché ci ha scosso da un sonno profondo

Torino colpita dalle bombe - giugno 1940

Torino colpita dalle bombe della guerra - giugno 1940

di Lapenna Daniele

PREMESSA
L' articolo ha una lunghezza data dal ciò che volevo scrivere. Se non volete leggerlo o se volete commentarlo avendo letto solo il titolo, vi prego di non commentare. Non serve.
Grazie.


Il 10 giugno 1940, dal balcone di 
Palazzo Venezia, Benito Mussolini annunciò l'entrata in guerra dell' Italia che ufficialmente si alleò alla Germania schierandosi contro Francia e Gran Bretagna che non fecero passare neanche 24 ore per bombardare la nostra penisola. La Royal Air Force (forze armate inglesi) gettarono bombe su Torino e Genova non perché fossero obiettivi strategici, ma solo per terrorizzare la popolazione, uccidendo quasi 1000 persone. Seguirono attacchi in tutto il Piemonte, in Liguria e anche in Sicilia, su Trapani e Palermo, provocando altri morti oltre alla distruzione degli edifici.

La guerra non risparmiò alcuna regione colpendo da Milano (con 2000 vittime) a Napoli (6.100 vittime). Al termine della guerra si contarono 100.000 morti tra i civili italiani e oltre il 75% degli edifici crollati, ormai cumuli di macerie.

NESSUN POSTO SICURO
In quegli anni non bastava #stareacasa per aver salva la pelle perché le bombe cadevano dal cielo e, se eri in casa, l' edificio ti sarebbe crollato addosso. A te e alla tua famiglia.
Non si era sicuri nei boschi, né in montagna perché c'erano soldati ovunque che sparavano a vista, senza dimenticare i propri concittadini armati che non ti accoglievano a braccia aperte se eri contro il regime.
Non si era sicuri neanche a casa dei vicini visti che anche nella nostra nazione furono proprio le persone che si vedevano ogni giorno a far la spia alla polizia fascista permettendo la deportazione nei campi di sterminio nazi-fascisti (perché anche in Italia c'erano campi di sterminio).

Ci sono giornalisti, medici e politici che hanno definito questa pandemia una guerra: «Siamo in guerra». Ma in guerra non c'è un posto sicuro: si vive con il terrore si esser trovati, catturati, deportati e uccisi. Si vive tremando al fischio di una bomba e si spera che la morte, se dovrà arrivare, sarà così rapida da non far sentir alcun dolore. Nessun posto sicuro.

PSEUDO-TERRORE
FIGLIO DELL' INCONSAPEVOLEZZA
Il terrore dal contrarre il virus Sars-CoV-2, di essere intubato e rischiare di morire ha portato le persone a (letteralmente) svalvolare di cervelloLa gente è realmente impazzita oltre che impaurita e confusa. Certo, le parole dei politici (di chi è al governo, all' opposizione e anche di chi è fuori il Parlamento che spesso chiacchiera più di chi governa) hanno sempre e solo infuso terrore, ma le persone erano già terrorizzate di loro. Bastava poco per esplodere.

Vediamo persone in automobile, da sole, con la mascherina (forse hanno paura che il virus sia in macchina e li contagi). Anche persone che camminano a piedi, lontani da tutti, sempre con la mascherina e se vedono qualcuno senza, anche se a distanza di decine di metri, cambiano strada e lo guardano come se volessero sbatterlo in galera a vita. In lockdown c'è chi chiamava i vigili perché, da dietro le tende della sua finestra, vedeva persone per strada: poco importa se fossero persone che si recavano a lavoro come quella farmacista colpita da un secchio di acqua all' urlo "Vai a casa!". Stava tornando a casa, ma veniva dal lavoro. Chi ha gettato l'acqua non lo sapeva, non poteva saperlo se non chiedendolo ma... vuoi mettere il beneficio del dubbio?! «Sono colpevoli e basta!! Come tutti gli immigrati! ». Povera gente.

Ad oggi, in Italia ci sono stati 64.520 decessi riconducibili al covid-19. Nel 2019, in Italia sono morte in tutto 647.000 persone (di qualsiasi morte). Questi dati non servono per sminuire la pericolosità del virus e neanche per demonizzarlo (non spetta a me affermarlo, ma agli esperti), ma per ricordare che non siamo diventati mortali da gennaio 2020. Lo eravamo anche prima.

Come mai non ci si recava in cantiere con il terrore di non far ritorno a casa?
Come mai si guida l' automobile in maniera indecente, anzi, proprio da cani alla guida (immaginate realmente un cane guidare un veicolo e capirete che significa) rischiando la vita ad ogni metro percorso sull'asfalto senza stare attenti e guidare decentemente?
Come mai dimentichiamo che il paese dove viviamo è zona sismica e, d' improvviso, la terra potrebbe tremare facendo crollare la nostra casa proprio sulle nostre teste?

Il delirio attuale non è figlio della pandemia, ma figlio dell' inconsapevolezza.

APPREZZA LA VITA E LA MORTE.
VIVI SENZA PAURA
Yamamoto Tsunetomo (1659 - 1719), samurai, filosofo e buddhista zen giapponese, nel suo scritto Hagakure scriveva:

Sia nobili sia di umili origini, sia vecchi sia giovani, sia illuminati sia non illuminati, tutti dobbiamo morire. Sappiamo di dover morire, ma ci illudiamo pensando che gli altri moriranno prima di noi, che saremo gli ultimi, che la morte sembra sempre lontana.
Questo modo di pensare è ingannevole e vano e ci rende negligenti. Dovremmo essere coraggiosi e prepararci perché la morte verrà.

La vita non dura che un istante, perciò bisogna vivere facendo ciò che si ama. In questo mondo illusorio è follia vivere nella sofferenza, facendo ciò che non vogliamo fare.

La pandemia globale è stata, a mio avviso, un evento utile per scuotere le persone dal loro sonno e se proseguirà a causare danni sarà solo per l' inettitudine dell' essere umano civilizzato. No, la morte non è un danno perché è un mezzo che priva l'individuo di tutte le sofferenze: da morti non si soffre.

I danni sono quelli causati dall' ingordigia (più che dall' incompetenza) dei governanti nazionali e locali che, nei decenni, hanno speso denaro pubblico per sostenere le guerre ma non per investire sulla salute del popolo.
I danni sono causati anche dagli atteggiamenti che ci fanno vivere pensando di non affrontare mai il pericolo, convinti che ci saranno pur delle morti nel mondo, ma non capiteranno né a noi, né ai nostri cari.
I danni sono quelli che ci procuriamo non accettando la morte sin dal primo giorno in cui abbiamo appreso della sua esistenza, un danno pesante perché basta accettare serenamente la morte (che nessuno potrà evitare) per amare ancor di più ogni giorno della propria vita.

Viviamo incollati ai beni materiali, li stringiamo a noi come fossero più importanti della nostra felicità, proteggiamo solo le persone che riteniamo degne di esser protette e contemporaneamente giudichiamo e vomitiamo odio contro chi non conosciamo affatto.  Eravamo già pieni di odio: lo abbiamo solo espulso in grande quantità con la scusa della pandemia.

Se proprio vogliamo evitare di pensare alle persone che vivono in nazioni dove da anni stanno subendo guerre (come in Siria, dove la guerra è in atto dal 15 marzo 2011, ha causato più di 500mila morti, più di 3 milioni di feriti e mutilati, oltre 6 milioni di sfollati e danni per circa 400 miliardi di dollari), pensiamo a ciò che hanno subìto i nostri nonni: oggi non rischiamo nulla stando a casa, e neanche camminando distanti dalle persone. Non siamo in guerra, ma vogliamo esserlo per lamentarci.

E non venite a dirmi che la situazione economica è disastrosa: è una scusa.
Non sono nato ieri, non vengo da una famiglia ricca (ma non racconto ciò che io ho vissuto perché sono questioni personali), e quel che ho imparato dalle mie esperienze (se la mia vita proseguirà ne farò di altre) è che le catene ce le scegliamo noi.
Possiamo esser arrestati e non poterci opporre alla forza coercitiva delle forze dell' ordine, ma possiamo scegliere le nostre catene. Soprattutto quelle mentali.

NONOSTANTE GLI EVENTI,
SIAMO SEMPRE GLI STESSI

Nella storia all' esere umano sono capitati tutti gli eventi possibili, dalle epidemie che hanno fatto più morti del NuovoCoronavirus, sino ai grandi terremoti, per arrivare alle eruzioni vulcaniche terribile, ai genocidi di massa e a guerre durate anche 100 anni... eventi che avrebbero dovuto migliorare l'umanità che avrebbero dovuto far comprendere che la vita è più importante del potere, del denaro e dei possedimenti materiali, che avrebbero dovuto portarci ad una voglia di aiutarci e dividere le risorse primarie per sopravvivere sulla Terra...
Ma, vedendo le situazioni attuale e poco recenti nelle varie nazioni del mondo, pare che, nonostante migliaia di anni di storia, non ci siamo riusciti.

Io vorrei che l' umanità iniziasse a comprendere che basta poco per morire, ma basta poco anche per vivere. Chi vive nell' odio, nel risentimento, nella ricerca del potere, nell' uccidere (mentalmente e fisicamente) gli altri, non sta vivendo, ma sta morendo lentamente per poi morire dentro.
Perché le persone, in punto di morte, si accorgono che le cose importanti sono quelle oltre le cose materiali? Perché non "svegliarsi" prima di esser in punto di morte? Cosa ce lo impedisce?

In pochissimi pensano a recuperare la vita altrui ma in tantissimi si precipitano a distruggerla: tutti condannano le vite altrui ma poi chiedono la clemenza della corte quando sono loro a commettere un reato.
Forse è la mentalità del diritto della proprietà privata che ci ha condotto a desiderare il meglio per noi, e il peggio per gli altri, a curare il nostro orto e a gettare immondizia in quello del vicino, a curare i nostri figli e a gettar fango contro i figli degli altri. Consideriamo "mio" ogni oggetto acquistato, donatoci in dono, e persino i famigliari, come se fossero oggetti.

Il mio naturale ottimismo mi condurrebbe a vedere, in futuro, una società senza confini dove le persone si aiutano l'un l'altro per il bene comune, dove nessuno si odia, dove tutti si aiutano, indipendentemente dagli errori commessi, dal colore della pelle e dalle proprie idee.
La mia naturale concretezza mi conduce a scorgere, oltre i monti del presente, una società dove le persone si uccideranno per un pezzo di pane anziché dividerlo con gli altri, una società dove si farà del male per il gusto di farlo, non perché si è in pericolo.

Il futuro può esser bianco o nero.
Il colore lo scegliamo in base ai nostri gusti.


FONTI E LINK UTILI


Commenti

  1. Generalment,questo l'ho letto tutto.i post lunghi non li leggo.




    Generalmente i post lunghi non li leggo,questo l'ho letto tutto.Mi pare che le persone siano peggiorate.Sui social c'è tutto l'odio della gente,i femminicidi e rapine sono in aumento.Altro che migliorare.Dicono che questa situazione durerà per un anno.(se basta)





















    RispondiElimina
  2. Ciao Olga,
    Grazie per aver commentato dopo aver letto tutto l'articolo.

    Mesi fa avevano (politici, personaggi famosi e persone comuni) affermato che saremmo divenuti migliori, peccato molti non sappiano che non è una data situazione estrema a renderci migliori, anzi!
    Dovremmo attivare la nostra Consapevolezza, la nostra empatia e agire per il bene di tutti, allora forse il mondo migliorerà.

    Ti auguro un buon proseguo.

    RispondiElimina
  3. Ciao, ho letto tutto e con grande piacere perchè sei uno dei pochi che ha scritto le stesse cose che penso io. Da subito mi ha dato molto fastidio l'equiparazione di questa epidemia alla guerra. Confesso che sono stata tra gli ingenui convinti che tutto ciò ci avrebbe reso migliori; adesso temo il contrario. Il punto è che le cose capitano, che lo vogliamo o no, e sta a noi scegliere come reagire. Putroppo nel "primo mondo" la gente è viziata da decenni di pace, benessere e consumismo, davvero si è persa la nozione della mortalità o anche solo del fatto che le nostre vite possono cambiare da un momento all'altro. Dare le cose per scontate non è mai positivo. Mi piacerebbe che le persone aprissero gli occhi, ma vedo che preferiscono tenerli più chiusi che mai e caso mai dare la colpa a questo e quello.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Guchi chan,
      e grazie per il tuo commento.

      Hai scritto una cosa che non ho scritto io
      «Putroppo nel "primo mondo" la gente è viziata da decenni di pace, benessere e consumismo... »
      L' esser "viziati" al benessere ci ha reso diversi da come avremmo dovuto essere dopo ciò che è accaduto a metà del secolo scorso. Non abbiamo vissuto una guerra (almeno noi in occidente, gli altri purtroppo sì) e quindi pare che tutto ciò che abbiamo ci sia stato dovuto, mentre chi è morto (da cittadino qualunque) in guerra, non ha avuto ciò che sognava.

      La tua conclusione è perfetta e siccome sono assolutamente d'accordo, la metto anche in neretto
      « Mi piacerebbe che le persone aprissero gli occhi, ma vedo che preferiscono tenerli più chiusi che mai e caso mai dare la colpa a questo e quello. ».

      Ti auguro un buonissimo proseguo e tanta salute e felicità, due delle tante cose che non si comprano e non si vendono.

      Elimina

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