Di Maio in Sardegna:«Reddito di Cittadinanza per 226mila persone». Il presidente dell' Anci: «Di Maio è venuto a raccontare panzane»

di Lapenna Daniele



A sei mesi dall' approdo in Parlamento del nuovo governo, è già campagna elettorale. Anche Luigi Di Maio, vola in Sardegna per le elezioni di fine Febbraio che decreteranno il nuovo Presidente della Regione.

Il leader del MoVimento 5 Stelle annuncia
« Inietteremo nell’economia sarda il reddito di cittadinanza per 226mila persone ».
Emiliano Deiana, il presidente dell' Anci Sardegna (Associazione Nazionale Comuni Italiani) però, non ci sta, e sul suo profilo Facebook scrive il suo disappunto:


In effetti, 780 euro moltiplicato 226.000 persone fa 176.280.000, ovvero quasi 200 milioni di euro necessari solo per la Sardegna. La questione da analizzare ci porta a quattro ipotesi possibili:

  1. i dati sulla povertà in Sardegna sono errati e quindi, Luigi Di Maio, ha errato sostenendo siano 226mila le persone bisognose nella regione
  2. non tutti i 226mila poveri riceveranno il Reddito di Cittadinanza
  3. tutti i 226mila poveri riceveranno il Reddito di Cittadinanza solo che non sarà di 780 euro al mese per ognuno di essi, o forse saranno per nucleo famigliare
  4. Di Maio ha sbagliato a fare i conti, o non li ha proprio fatti


LA POVERTÀ IN SARDEGNA
Il presidente dell' Anci, per calcolare i poveri in Sardegna, usa, come mezzo di calcolo, il numero dei fruitori del Reis, una specie di Rei ma creato dalla regione Sardegna che elargisce un importo in denaro alle famiglie povere con determinati requisiti in cambio di lavori utili presso il proprio Comune di residenza.
Ovviamente, il conteggio dei poveri effettuato dal sig. Deiana non è esatto perché ci sono famiglie bisognose che non lo hanno richiesto nonostante aventi i requisiti (per non aver letto la domanda, per non essersi rivolti ai servizi sociali a causa della vergogna della propria povertà, o perché lavorano a nero, e non ci hanno pensato a chiederlo). Ma andiamo a vedere i dati.

Secondo un report dettagliato della Caritas Sardegna emerge che, nella regione, dopo il biennio 2015-2016, durante il quale il quadro era apparso in leggero miglioramento, l’incidenza della povertà nel 2017 è balzata al livello più alto dell’ultimo decennio, pari al 17,3% (12,3% in Italia, 24,7% nel Mezzogiorno, 7,9% nel Centro e 5,9% nel Settentrione).
Il 17,3% del totale degli abitanti in Sardegna (1.639.362) è, calcolatrice alla mano, pari a 283.609. Dunque, 283mila persone sono in stato di povertà relativa.

Ricordiamo brevemente che la povertà assoluta è lo stato sociale nel quale si è economicamente impossibilitati ad acquistare i beni di primissima necessità e si versa in uno stato in cui anche i servizi minimi per vivere sono impossibili a causa della situazione economica in cui si versa.
La povertà relativa, invece, riguarda l' impossibilità di far fronte a servizi ulteriori a quelli primari e viene calcolata in base a vari parametri e, ad esempio, nel 2017, il reddito minimo secondo il quale un nucleo famigliare di due persone senza figli può considerarsi non povero è di 1.085,22 euro.

CALCOLO DEL TOTALE DELLO STANZIAMENTO

Dunque, se ogni persona ricevesse 780 euro al mese, dovremmo veder stanziati, per la sola Sardegna, almeno 221 milioni di euro ma, se il reddito fosse elargito a famiglia, il denaro necessario diminuirebbe, ma certamente non sarebbe sufficiente ad aiutare tutti. Se poi almeno un povero del nucleo famigliare riuscisse a trovare lavoro tramite la logica del Reddito di Cittadinanza, allora quell' importo (di 780 euro) andrebbe ad un altro nucleo, e il sistema risulterebbe efficace.

È chiaro che, così come il REI, non tutti beneficieranno del Reddito di Cittadinanza. In base ai dati del 2018,  in tutta Italia, quasi 900mila persone, hanno usufruito del REI, oltre ai sostegni al reddito creati da ogni regione. 
Purtroppo, il sostegno economico del REI (ideato con il governo Renzi) è ancora troppo esiguo per aiutare le famiglie. Basti pensare che, per un nucleo famigliare di 6 persone, l' importo da percepire è di 539,82 euro, un importo irrisorio per una famiglia con un ISEE pari a zero, senza considerare che il periodo che intercorre tra la firma del patto di servizio per rendersi disponibili a svolgere un impiego e l' avvio di un vero lavoro (seppur retributo con una modesta paga e per un tempo determinato) è così lungo e inefficace che non permette alla famiglia di uscire dalla povertà.

Dare un sostegno economico per vivere senza reinserire almeno un membro della famiglia nel mercato del lavoro è solo un aiuto fine a sè stesso o, per meglio dire, fine solo a raccogliere consensi per poter ottenere voti utili in merito ad elezioni locali o per confermare la propria posizione sulle poltrone del Parlamento italiano.


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