Il Fatto Quotidiano, un banale sito di debunking. Come i giornalisti distorcono la realtà

 


di Massimo Mazzucco


Ormai il Fatto Quotidiano si è ridotto alla stregua di un qualunque sito di debunking.
Il debunker, per definizione, si occupa di tranquillizzare la popolazione. A lui non interessano le argomentazioni, non gli interessano gli approfondimenti, non gli interessa la verità. A lui interessa soltanto trovare la formula magica che annulli di volta in volta l’effetto potenzialmente devastante di una certa notizia, qualunque essa sia.
Il debunker è sempre dalla parte del potere, per definizione. Il debunker è sempre, per definizione, dalla parte della versione ufficiale, che tende a riconfermare il pensiero unico e ad escludere qualunque ipotesi alternativa, che possa essere destabilizzante per lo status quo.
Ed è esattamente quello che stanno facendo, ormai da tempo, al Fatto Quotidiano, sulla questione covid.

Esce un editoriale del BMJ che mette in dubbio l’efficacia del vaccino Pfizer?
Poco importa se l’editoriale è firmato da Peter Doshi, riconosciuto luminare nel suo campo e direttore associato della prestigiosa rivista: Il Fatto Quotidiano gli scaglia contro una giornalista qualunque – tale Valentina Arcovio – la quale disinvoltamente scrive:
A Peter Doshi, professore di ricerca sui servizi sanitari farmaceutici dell’Università del Maryland, non bastano due paper, 400 pagine zeppe di dati e le relazioni inviate alla Food and drug administration (FDA), l'agenzia americana che regolamenta i farmaci, per convincersi che gli innovativi composti Pfizer-BioNTech e quello di Moderna, siano la soluzione a questa pandemia.”
Notiamo il tono di presunta superiorità dell’articolista, che tratta Doshi come se fosse uno studentello al primo anno di medicina.
Non bastano a Doshi due paper e 400 pagine zeppe di dati” scrive con disprezzo la Arcovio, come se lei quei due paper e le 400 pagine “zeppe di dati” le avesse mai lette.
No signorina, evidentemente non gli bastano, ma lei da brava debunker non è assolutamente in grado
a) di smontare una sola frase di quanto ha detto Doshi,
b) di citare un qualunque passaggio delle famose 400 pagine che lo smentisca in qualche modo.

Un po’ come quelli che dicono “Non vi bastano i 26 volumi con 1000 pagine ciascuno del rapporto Warren, per confermare che è stato Oswald a uccidere Kennedy?” (Ovviamente non bastano, visto che quelle decine di migliaia di pagine si dimenticano di rispondere alle domandi cruciali sull’assassinio).
Tecnica appunto da debunker, che si mette in posizione di superiorità, fa appello all’autorità e confonde la quantità con la qualità, mentre si dimentica regolarmente di portare argomentazioni a ciò che sostiene.

Passa un po’ di tempo, ed esce la notizia dei 13 morti in Norvegia subito dopo la vaccinazione anticovid. Anzi, in realtà i morti sono 23, ma 13 sono quelli che le autorità norvegesi collegano direttamente al vaccino della Pfizer. Ma due giorni dopo arriva la smentita, prontamente cavalcata dal Fatto Quotidiano:
Il caso Norvegia non era un caso. O meglio si è definitivamente chiarito che non c’è nessun nesso tra il vaccino e la morte di 23 anziani malati, in alcuni anche terminali. Le autorità sanitarie norvegesi fanno sapere che non ci sono prove di un collegamento diretto.
Ma quando mai sono esistite delle prove di un “collegamento diretto” fra una vaccinazione e un decesso? E prima ancora, siamo sicuri che le abbiano cercate meticolosamente, queste prove?  Dove sono, piuttosto, le prove che NON è stato il vaccino?
La vera informazione da dare, se si volesse rassicurare la popolazione, e che “è stato dimostrato che il vaccino NON sia responsabile di quelle morti”, e non la solita generica formuletta “non ci sono prove che…”.
È il solito giochino di parole, appunto, che tende a confondere le persone, facendole credere che “non ci sono prove che…” equivalga a dire “ci sono prove che non…”. Ma sono due cose ben diverse.
(Per quanti anni la Philip Morris è andata avanti a dire che “non ci sono prove che il fumo provochi il cancro”? Ci sono voluti trent’anni di statistiche negative per dimostrare il contrario, ma la formula magica del “non ci sono prove che” per trent’anni ha funzionato).

Di fronte a 23 persone che muoiono dopo aver fatto il vaccino, una persona normale si dovrebbe preoccupare di capire che cosa è davvero successo. Il debunker invece no. Lui sposa immediatamente la tesi più comoda, ricorre alla formuletta magica “non ci sono prove che……”, e per lui il caso è chiuso.

Questo non è giornalismo, questa è prostituzione. Ci si vende al miglior offerente, in questo caso Big Pharma.
Ormai sono tutti allineati, non c’è più nessuna differenza fra Bufalenet, Open di Mentana oppure il Fatto Quotidiano. Il padrone è lo stesso - le case farmaceutiche - e obbediscono tutti allo stesso modo. Il minimo comune denominatore è ormai lo stesso per tutti: coprire, negare, confondere il lettore con abili giochi dialettici.
Prostituirsi, appunto, per far contenti i padroni del vapore.

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