I disastri e la sfacciataggine dell' uomo. Risponde Rousseau dal 1756

 

In un servizio del 2013 di Tg2000 le vie di Bitti crollano perché sotto il manto stradale scorre un fiume. La colpa è della natura o del fatto che il paese, come tanti altri, è costruito dove non dovrebbe essere?
Rousseau, nella Lettera sul disastro di Lisbona del 1756 espone il suo parere sulla "teoria del disastro": « Si ignora forse che la vita di un individuo è diventata la sua parte meno importante, e che non vale quasi la pena di salvarla quando tutto il resto è stato perduto? »

Il disastro accorso al paese di Bitti, in provincia di Nuoro, riporta sul tavolo due grandi questioni: 
  1. quella sui mancati interventi dei governi/regioni/comuni per diminuire i rischi idro-geologici
  2. quella sulla ricerca non affannosa dei disastri.

Per il punto 1, ascoltiamo da decenni le solite promesse, le solite accuse e sinceramente sono stufo di ascoltarli, leggerli e riportarli qui.
Per il punto 2 ho precisato "non affannosa" perché le persone non si cimentano a cercare le vere cause ma solo quelle superficiali: chi sono i colpevoli? I governanti locali e nazionali? Il cambiamento climatico? Dio? Satana? No, la colpa è dell' uomo.

Avete presente quando succede un incidente mortale su una strada e i giornalisti (una delle tante categorie che non amo per nulla), anziché evidenziare i particolari come il 18enne che guida una Mercedes, il sorpasso azzardato, l' eccesso di velocità, si sbrigano a raccogliere il fatto nella definizione "strada della morte" come se una strada possa uccidere chiunque passi da lì? Se fosse realmente una strada della morte dovrebbe morire chiunque passi da lì, o no?
Stessa cosa accade per le alluvioni e i terremoti.

In un mio articolo del febbraio 2017 ho affrontato il tema dei paesi siti nei luoghi a rischio elevato di terremoto. Mi chiesi: « Ha senso ricostruire un paese in un luogo dove si verificano sempre terremoti?». Oggi, dopo il disastro di Bitti, mi chiedo, « Ha senso chiedere interventi per un paese sotto il quale scorre un fiume? ». Avete capito bene.

Vedete questo servizio di TG2000 del 25 novembre 2013 dove a Bitti il fiume che passa sotto il manto stradale è esploso creando delle voragini.


Il Presidente della Regione Sardegna Christian Solinas si è messo in ridicolo chiedendosi come mai, in 7 anni (dal 2013, appunto) le giunte che si sono succedute non siano riuscite a metter in sicurezza il paese. Mettere in sicurezza un paese dove scorre un fiume sotto le strade? E come si fa a metterlo in sicurezza? Chiudendo la via da dove il fiume entra sotto il manto stradale?

ROUSSEAU E IL TERREMOTO A LISBONA DEL 1755


Vorrei scrivere il mio parere ma uno scrittore del '700 ha espresso benissimo ciò che penso: si tratta di Jean Jacques Rousseau.

1° novembre 1755: giorno della commemorazione di tutti i santi. A largo delle coste di Lisbona la terra trema ed un tremendo terremoto e conseguente maremoto colpiscono la città portoghese causando migliaia di morti. Dopo il sisma, migliaia di persone restano schiacciate dalle macerie ma restano sul luogo ignari del maremoto che da lì a poco travolgerà la città. Le vittime sono circa 30.000.
Mentre il filosofo e scrittore Voltaire (1694 – 1778) si domanda perché Dio avesse permesso un simile disastro e la morte di cotante persone proprio nel giorno in cui i cristiani commemorano i santi, ovvero le persone che erano più vicine a Dio scagliandosi contro i fautori della teoria "tutto è bene", lo scrittore, drammaturgo e precettore Jean Jacques Rousseau (1712-1778) espone un punto di vista completamente differente per l' epoca. Di pensiero opposto, Rousseau risponde alla lettera del filosofo parigino spiegando un altro punto di vista riassunto in una sua lettera nella quale evidenzia gli errori di pensiero di Voltaire ed espone i suoi.

« Voltaire, pur mostrando sempre di credere in Dio, in realtà non ha mai creduto che nel diavolo, perché il suo preteso Dio non è che un essere malefico, il quale, secondo lui, non trova gusto che a nuocere. L’evidente assurdità di tale dottrina è rivoltante, soprattutto in un uomo colmo di beni di ogni genere, che, dal seno della felicità, cerca di far disperare i suoi simili con l’immagine orribile e crudele di tutte le calamità di cui egli è immune ».

« Dovete convenire che non era stata la natura a raccogliere là ventimila case dai sei ai sette piani, e che se gli abitanti di quella grande città fossero stati distribuiti in modo più uniforme e in abitazioni più piccole, il disastro sarebbe stato molto minore, e forse non vi sarebbe stato. Tutti sarebbero fuggiti alla prima scossa, e il giorno dopo li si sarebbe visti a venti leghe dalla città, perfettamente allegri come se nulla fosse successo. Invece, sono dovuti restare, abbarbicarsi alle macerie, esporsi a nuove scosse, poiché ciò che lasciavano valeva di più di quello che potevano portar via. Quanti infelici sono morti in quel disastro perché volevano afferrare i propri abiti, o i documenti, o il denaro? Si ignora forse che la vita di un individuo è diventata la sua parte meno importante, e che non vale quasi la pena di salvarla quando tutto il resto è stato perduto? »

« Avreste voluto e chi non l’avrebbe voluto che il terremoto si fosse verificato in una zona desertica, piuttosto che a Lisbona. Si può dubitare che non accadano sismi anche nei deserti? Soltanto che non se ne parla perché non provocano alcun danno ai Signori delle città, gli unici uomini di cui si tenga conto.

Del resto, ne provocano poco anche agli animali e agli indigeni che abitano, sparsi, questi luoghi remoti e che non temono né la caduta dei tetti, né l’incendio delle case. »

  • Altri video sul disastro che ha colpito Bitti



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