Coronavirus: posto letto viene dato a chi ha più chance di sopravvivenza. Il paziente è cosciente quando muore


La degenza di un malato di Nuovo-Coronavirus è di 15 giorni, o anche più, e per questo non si liberano i posti letto. Tra un paziente senza patologie e un paziente con patologie, la scelta a chi dare il posto letto ricade su chi ha più chance di sopravvivenza. Il Dottor. Cosentini, dell' ospedale di Bergamo, racconta una terribile realtà

Euronews ha intervistato Mauro  D' Ambrosio, infermiere all' ospedale Fatebenefratelli di Milano
« Il paziente non ha una degenza media come succede di solito di 5 giorni o al massimo una settimana, ma questi pazienti » riferendosi ai contagiati da Coronavirus « hanno una degenza che si protrae anche oltre i 15 giorni ». 

Questo è il motivo dell' assenza di posti letto per i nuovi ricoveri: se un posto letto è occupato per 15-20 giorni e, in questo lasso di tempo, giungono altre persone in condizioni critiche, queste non possono esser ricoverate.

« Se si capisce che il paziente è affetto da patologie che rendono difficile o impossibile il recupero, il posto letto viene dato a chi ha più chance di sopravvivenza » spiega.

« Questa è una scelta che, per quanto non sia condivisibile dal punto di vista etico, sicuramente dal punto di vista clinico può esser effettuata dando la possibilità a qualcuno di sopravvivere rispetto a chi, di chance di sopravvivenza, ne ha praticamente zero ».

Di seguito, la video-intervista

« È COME UN TERREMOTO: NON SI VEDE LA FINE »

« Nel mio ospedale arrivano 60-80 contagiati al giorno » spiega Roberto Cosentini, del reparto terapia intensiva dell' ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
« Sempre di più, ma in particolare tutti insieme, tutti gravi, di ogni età e, fino a prima del contagio, sani e forti. Se questa ondata nuova non cala, il sistema sanitario va verso il collasso: innescato da quella che possiamo paragonare ad una catastrofe naturale » racconta a Repubblica.

« Arrivano già con polmoniti gravi, che richiedono terapie intensive e respirazione assistita. Ogni giorno tra le 16 e le 18 arriva una scossa, ossia un’ondata di urgenze concentrate. Una situazione simile si verifica solo durante i terremoti ».
E prosegue:
« In una polmonite normale i pazienti si sfebbrano nel giro di tre-quattro giorni. In quella da Covid-19, siamo in media tra otto e dieci giorni. In terapia intensiva i letti dei contagiati restano occupati il triplo, un tempo senza precedenti ».

Il dr. Cosentini spiega che non tutti vengono intubati perché i pazienti debbono esser posti proni (a pancia in giù) per favorire la ventilazione delle zone basse dei polmoni. Il problema è proprio questa posizione « Si valutano con molta attenzione i pazienti con gravi patologie cardiorespiratorie, e le persone con problemi gravi alle coronarie, perché tollerano male l’ipossia acuta e hanno poche probabilità di sopravvivere alla fase critica ».

Bergamo è una delle province più colpite d’Italia con 1.815 casi e 142 vittime. I decessi all’interno del territorio di Bergamo sono stati 18 sabato, 44 tra domenica e lunedì, 33 martedì e 51 ieri. Ben 146 in 5 giorni.
Il forno crematorio sta lavorando 24 ore su 24 però non le cremazioni perché, tra il decesso e la cremazione, bisogna attendere in media cinque giorni e alcune salme devono essere trasferite a Varese.

COSCIENZA DEL DECESSO
Una delle cose terribili è che il paziente è cosciente quando muore. I pazienti in punto di morte sono lucidi, non vanno in narcolessia: « È come se stessero annegando, ma con tutto il tempo di capirlo » spiega, con una terribile metafora, il dottor Cosentini.
« L'ultimo è stato stanotte: lei era una nonnina, voleva vedere la nipote. Ho tirato fuori il telefonino e gliel'ho chiamata in video. Si sono salutate. Poco dopo se n'è andata. Ormai ho un lungo elenco di video-chiamate. La chiamo lista dell'addio. Spero ci diano dei mini iPad, ne basterebbero tre o quattro, per non farli morire da soli ».

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