Mario Cavallaro, vittima di mafia: deriso dalle forze dell' ordine e abbandonato dallo Stato


La storia di Mario Cavallaro ha dell' incredibile: rifiutò di pagare il pizzo ai clan mafiosi locali decidendo di denunciare ma, nonostante i sequestri e le inaudite violenze subite, si ritrovò in una situazione surreale, dal finanziere che gli rise in faccia ai depistaggi che portarono il giudice a stabilire che inventò tutto e che fu lui ad aggredire per primo i mafiosi


Siamo a Piano Tavola, un centro abitato a qualche chilometro da Catania e a due passi dall' Etna. Siamo in un centro di circa 5mila abitanti dove, parole dell' ex imprenditore catanese, « Tutti qui pagano il pizzo ».

Nel 1992, Mario Cavallaro aprì la sua impresa proprio in questo centro abitato, a pochi passi da Belpasso. In quella zona, luogo attivo della criminalità organizzata, tutti gli imprenditori pagano il pizzo ma lui, nel momento in cui si presentarono questi individui, rifiutò di volerlo pagare. 
Da lì iniziò l' inferno.
Denunciò queste persone e, immediatamente, iniziarono i furti e i danneggiamenti nella sua attività sino ad arrivare alle minacce concrete: fu sequestrato tre volte nelle quali fu percosso con calci e colpi di spranga da sei persone. La prima volta lo presero quand' era fuori la sua attività: lo gettarono a terra puntandogli la pistola al collo intimandogli di ritirare le denunce dai carabinieri e le cause aperte tramite i suoi legali ma di farlo "in maniera silenziosa" ovvero senza dare risalto in Tv o sui giornali.

Dalle sue denunce furono avviati due processi: uno a carico del clan Aparo-Trigilio di Siracusa e uno a carico del clan Santapaola di Catania

15 ANNI DI VIOLENZE E L' IGNOBILE 
COMPORTAMENTO DELLE FORZE DELL' ORDINE

Il fascicolo a carico di questi mafiosi verrà poi archiviato con la motivazione che fu lui, Mario, ad aggredire per primo. Inoltre, si sostenne che le ferite al collo e alle braccia se le causò da solo e non per via delle "presunte" violente percosse subìte.

Nel suo racconto - le video interviste di "Fanpage" e "il Fatto Quotidiano" sono a fine articolo - emerge qualcosa di inquietante: la complicità delle forze dell' ordine con le azioni mafiose.

Nell' episodio in cui fu aggredito, il tutto avvenne sotto l' occhio di ben quattro telecamere collegate al servizio di sorveglianza dei vigili urbani del Comune di Belpasso. Sarebbero state prove schiaccianti ma, per un motivo ignoto, le immagini non furono tirate fuori. Non solo.
In un' altra occasione si recarono alla sua azienda dei finanzieri. Cavallaro pensò fossero lì a causa delle sue denunce, e quindi per aiutarlo, e così iniziò a raccontare tutto ciò che gli era accaduto, dalle minacce alle violenze da parte dei mafiosi. Il finanziere scoppiò a ridergli in faccia.
Ovviamente l' imprenditore lo denunciò.

Il processo andò quindi avanti ma le accuse nei confronti dei mafiosi non vennero ritenute vere e lui divenne un soggetto inattendibile. Le minacce sono continuate per 15 anni.

Inoltre si ritrova dei debiti a suo carico senza che il giudice abbia applicato la legge n.44/1999 che sospende le azioni esecutive per le vittime di mafia e usura.

MAFIA O PAURA? MAFIA E PAURA.
Quando le forze dell' ordine non ti aiutano, è un problema di collusione con la mafia o solo paura?
Gli uomini in divisa intascano del denaro per evitare che gli imprenditori locali si ribellino al pizzo, oppure semplicemente "collaborano" gratuitamente con i mafiosi solo per evitare di aver problemi, evitando violenze e minacce?

È sconvolgente l' episodio in cui il finanziere gli ride in faccia ma lo è ancor di più quello in cui non furono tirati fuori come prova schiacciante i filmati delle quattro telecamere collegate al sistema di videosorveglianza dei vigili urbani.

Nonostante tutto, Mario Cavallaro sostiene che, quello da lui usato, sia l' unico modo per ribellarsi: denunciare.
Nei commenti sotto alla video-intervista all' imprenditore, molti utenti di YouTube chiedono l'intervento dei militari per debellare definitivamente la mafia. Come mai lo Stato, nella successione dei vari governi, non è mai riuscito ad eliminarla? Forse perché troppo radicata nel territorio? Se gli imprenditori pagano il pizzo e non denunciano, è forse perché non hanno abbastanza garanzie che non gli accadrà ciò che è accaduto a Mario e a tante altre vittime di mafia?

Nonostante le leggi approvate per colpire i mafiosi, nonostante le tante morti (famose e meno famose) avvenute in tutti questi decenni, nonostante ancora oggi, pur se molti non ne sono a conoscenza, ci siano persone sotto scorta perché vittime delle mafie locali, nessun governo ha mai usato il pugno duro o, se lo ha usato, molti cittadini non se ne sono accorti.

La mafia era, è e sarà sempre una montagna di merda.


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