Bullismo: vittima 13enne incontra i suoi bulli aiutandoli nello studio, diventando poi loro amico


La storia arriva dalla Sardegna e mostra la "giustizia riparativa" come miglior alternativa alla punizione. L' Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza spiega che con la mediazione pacifica viene messa in risalto l' origine, spesso dolorosa, degli atteggiamenti dei colpevoli portando ad una pacificazione tra le due parti basata sulla propria sofferenza


Siamo in un paese della Gallura dove Carlo è venuto a vivere con i suoi genitori poiché suo padre è originario del luogo. Dopo la morte prematura del padre, il ragazzino viene visto come "straniero" (per via della mamma spagnola) e inizia a subire bullismo da tre coetanei. Carlo ha 13 anni, i bulli 14 dacché ripetenti. Le azioni contro Carlo iniziano con soli insulti per arrivare, con il tempo, a vere aggressioni.
Un giorno Carlo è in bicicletta nel piazzale del paese: viene spinto a terra da questi bulli che gliela rubano. Grazie alla presenza di alcuni vigili del paese al momento del fatto, si è intervenuto segnalando il tutto al Tribunale per i minorenni.
Il procedimento è il solito, anche se con un finale diverso: denuncia per atti persecutori, lesioni e rapina, conseguente avvio di accertamenti sino all' arrivo del procedimento davanti al pubblico ministero che però protende per la mediazione pacifica.

« Per valutare la possibilità di attivare un percorso di recupero » spiega Annina Sardara, mediatrice per l' infanzia e adolescenza che ha narrato questa storia nel corso di un convegno « abbiamo incontrato prima Carlo e poi la madre: abbiamo ascoltato il loro dolore, legato ad un periodo di grande isolamento e solitudine. Carlo ha dato adesione al percorso di mediazione così come i tre ragazzi ».
Dall’incontro si è scoperto che anche i tre ‘bulli’ erano stati a loro volta bullizzati. L' accordo ha permesso ai tre ragazzini di favorire l’integrazione di Carlo nel gruppo, sentitosi escluso e isolato (spesso i bulli riescono ad avere consensi taciti di altri coetanei che non partecipano all' atto di bullismo), e al 13enne, molto bravo a scuola, a decidere, autonomamente, di frequentare il doposcuola per essere lui stesso di supporto a questi suoi compagni che adesso sono i suoi nuovi amici.

LA MEDIAZIONE PER RISOLVERE I CONFLITTI SOCIALI

La dott.ssa Sardara, assieme alla dott.ssa Maieli svolgono, a Sassari, un servizio al Centro di Mediazione Pacifica (attivo sul territorio dal 1999) che ha operato e opera a favore di tutti quei soggetti - donne, giovani, coppie, famiglie - che si trovano in situazione di disagio familiare e sociale a causa di tensioni e conflitti che condizionano pesantemente la quotidianità del soggetto.
Come riportato anche sul sito web della provincia di Sassari, la mediazione rappresenta lo strumento che consente ai soggetti di comunicare e decidere su ciò che riguarda la propria vita (contesto scolastico – lavorativo – di quartiere).
Spesso il problema riguarda i giovani e giovanissimi, lasciati soli ad affrontare situazioni che spesso sfuggono loro di mano e dalla cui gestione escono insoddisfatti, oppressi da sensi di colpa e da vissuti di inadeguatezza.


Il tema è stato anche affrontato alla Camera dei Deputati in un convegno organizzato dalla garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano per presentare le raccomandazioni sulla mediazione penale e altri percorsi di giustizia riparativa nel procedimento penale minorile.
« Non è punendo di più e prima che si ricostruiscono le reti educative » sostiene la dott.ssa Albano, magistrato e giudice del tribunale di Roma, nominata nel 2016 Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza. 

Il riferimento è alla "Convezione sui diritti dell' infanzia e dell' adolescenza" approvata dalle Nazioni Unite nel 1989 e in particolare agli articoli 39 e 40 si occupano dei ragazzi autori e vittime di reato, spiegando che devono essere accompagnati in un maniera rispettosa della loro dignità e del loro valore di persona, recuperandoli e reintegrandoli nella società.

Ed ecco l' applicazione della giustizia riparativa che fa incontrare vittima e colpevole per riconoscere la propria sofferenza, ovvero la conseguenza dell' azione o la causa scatenante (nel caso del reo) arrivando ad una pacificazione duratura. 

Attualmente l' Italia non ha una legge sulla mediazione penale e spesso ci si ritrova a soluzioni riparatorie anziché riparative. L' esempio che la dott.ssa Albano annovera è del ragazzo che imbratta il muro di un privato: « non è giustizia riparativa se lo pulisce semplicemente, quella è una condotta riparatoria. La giustizia riparativa prevede che il ragazzo incontri il proprietario di quel muro, favorendo l’incontro tra reo e vittima, perché la relazione dell’incontro è il presupposto della giustizia riparativa ».


FONTE E LINK UTILI

Commenti

  1. La notizia è bella e fa ben sperare, ma non sempre può essere così, purtroppo.
    Si cerca giustificazione nei comportamenti altrui, ma non è come nei fumetti che diamo la colpa ai comportamenti del Joker perché Gotham è una città difficile.
    Non me ne frega nulla del perché sei spinto a delinquere; non me ne frega se sei stato violentato da piccolo e ora da grande violenti le bambine.
    La catena di male deve interrompersi: un dialogo ci sta, ma una volta. Con le buone.
    Poi si deve passare ad altro, sennò non si capisce l'italiano :)

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Moz!

      La verità della realtà dei fatti è quella: ogni comportamento (giudicato dalla società e dal buon costume) come negativo ha sempre una causa negativa che si è ripercossa sul soggetto. Aumentare le pene non è la soluzione: non risolve il problema, ma allontana colui che funge da "esecutore materiale" del problema.

      Si dovrebbe iniziare con il prevenire, in tutte le sue forme (dal non lasciare nella povertà i poveri, e non far cadere in povertà chi è sul ciglio del baratro) e poi agire sull' educazione dei bambini, assieme ai loro genitori, affinché comprendano che ogni individuo soffre, ma non per questo bisogna prendersela con gli altri.

      È proprio per l' atteggiamento di pensare a punire "di più e più forte" che ci ritroviamo così.
      Oggi è diventato assurdo il modo di pensare secondo il quale chi uccide non è mai vittima: quella è la prima vittima che ne causa un' altra (chi uccide).

      Quando capiremo che l' odio è come l' allegria, ovvero contagioso, comprenderemo che bisogna curare e non punire.

      Buon proseguo a te :)

      Elimina
    2. La tua è un'osservazione giusta, ma utopica.
      Cioè, voglio dire, io esco per strada e un matto mi uccide, cazzo me ne frega se quello è diventato matto perché da piccolo è stato stuprato dal prete. Intanto mi ha ucciso.
      Non può esserci sempre una giustificazione dietro le follie o cattiverie altrui, perché tante gente che subisce tante cose uguali o più gravi, non diventa cattiva.

      Moz-

      Elimina
    3. Ovvio, perché siamo tutti diversi.

      Prendi due persone: entrambi subiscono violenze fisiche da piccoli (ma anche se subìte da adulti, il trauma è spesso lo stesso).
      Dopo anni, uno penserà «Quello che ho subìto è stato così brutto che tenterò in tutti i modi di non causare danni agli altri». Questi agisce pensando a ciò che ha subìto, alle emozioni e sensazioni, e quindi fa di tutto purché non capiti agli altri.
      L' altro, dopo anni, vedendo persone felici, penserà
      « Bella la vita così! Io ho avuto un' infanzia di merda e come ho sofferto io anche tu soffrirai » e così inizia a far danni agli altri.

      Per quello sostengo che bisognerebbe intervenire a priori, alla base, perché bisogna evitare queste situazioni. Chi è in disagio, deve chiedere aiuto e deve essergli fornito l' aiuto: se usiamo la rabbia contro la rabbia, non risolviamo niente.

      Basta mettersi nei panni degli altri per capire quanto spesso sia difficile vivere certe situazioni così come ben sappiamo che nessun altro può conoscere quello che passiamo noi.

      Ci sono stati diversi casi in cui il folle di turno è stato fermato portandolo a ragionare, ma non è cosa facile perché è arrivato ad un punto (quasi) di non ritorno.
      Chi commette o stava per commettere un reato (ma non ci è riuscito) andrebbe per me aiutato e non sbattuto in galera come punizione perché è da stupidi e si fa come il genitore che urla al figlio "NON si fa!" ma non gli spiega il perché.

      Siamo umani dotati di intelletto, e non animali che vivono di istinto.

      Elimina
  2. Se recuperi un delinquente, un sociopatico, sarai al sicuro dalle violenze che avrebbe potuto fare. Se lo sbatti in galera, lo punisci semplicemente, lo emargini alla fine quello ritornerà a fare violenza. A te, alla tua famiglia, ai tuoi amici. Non è un caso che il nostro ordinamento giuridico, tra i più avanzati in quanto siamo la patria del diritto, è improntato al principio che le pene devono essere improntate al recupero. Anche con l'ergastolo, che prevede una commutazione. Viceversa il sistema americano è più orientato alla punizione. Il risultato che la società americana, tra quelle occidentali, è tra le più violente e pericolose. Quindi anche in termini di pura convenienza, la mediazione sociale è la risposta vera alla violenza, alla delinquenza.
    Solo che siamo ai tempi di Salvini e d è da parecchio che valgono risposte semplicistiche e senza riflessione. Ci si lascia andare alla rabbia del momento e si stacca il cervello, in questo come nell'affrontare altri problemi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie del tuo commento.

      L' esempio degli Stati Uniti, dove molti Stati avevano (e hanno) la pena di morte, è forse l' esempio più lampante: i crimini, specie tra i giovanissimi, sono frequenti, nonostante anche gli uomini in divisa siano piuttosto violenti contro chi commette reati.

      Molti vedono il recupero del carcerato come un eccessivo premio, e forse viene visto così perché si è convinti che nella vita tutti possono sbagliare, tranne chi finisce in carcere.

      Elimina

Posta un commento

Scrivi la tua opinione, ma sempre nel rispetto di tutti

►Per visualizzare gli ultimi post, cliccate su "Carica altro..."
►Per proseguire nella lettura dei post precedenti, clicca su "Post più vecchi"
► Per rimanere aggiornato sui nuovi commenti in risposta al vostro, cliccate su "inviami notifiche". I nuovi commenti arriveranno direttamente alla vosta casella di posta elettronica.
Potrete cancellare l' iscrizione con un click nella mail che riceverete ("annulla iscrizione").
L' iscrizione (ovviamente) è gratuita.

► Mi scuso per attivato, ancora una volta, la moderazione commenti ma gli utenti fake e quelli che postano Spam inondano il blog di commenti pubblicitari e/o link a siti malevoli.
Ringraziandovi per il vostro supporto, provvederò all' eliminazione dei commenti sgradevoli.

Grazie e rispetto per tutti

Attenzione

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono reperite in internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio. L'autore del blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.
Se possiedi il copyright di qualche immagine presente nel blog, basta che tu mi invii una mail con i dettagli ed io provvederò ad eliminarla.

Potrebbe interessarti

Post più letti