La manovra fiscale del Governo Conte approvata dal consiglio dei ministri ha confermato la cosiddetta "quota 100" per andare in pensione. In realtà, 100 si riferisce al requisito minimo dei 38 anni di contributi, passando, così, a quote 101, 102, e così via... Ecco come funziona e chi ne sarà avvantaggiato
La manovra fiscale ideata da Salvini e Di Maio include il superamento della Legge Fornero, stabilendo un calcolo diverso per andare in pensione.
Quota 100 è il requisito minimo, nel senso che, per andare in pensione, si dovranno avere necessariamente minimo 38 anni di contributi e minimo 62 anni di età: non sono previste riduzioni degli anni di contribuzione.
Se si ha un' età inferiore ai 62 anni, non si potrà andare in pensione perché, ad esempio, 61+38 fa 99 e non 100. Se si hanno 62 anni ma non si possiedono i 38 anni anni di contributi, sarà necessario continuare a lavorare per arrivare a 38 e, quindi, non si andrà in pensione con la quota 100.
Dunque, si avrebbe una quota 100 + 1, in questo modo:
- quota 100:
38 anni di contributi e 62 anni di età
- quota 101:
38 anni di contributi e 63 anni di età
- quota 102:
38 anni di contributi e 64 anni di età
- etc...
LE FINESTRE DI USCITA DAL LAVORO
La possibilità di andare in pensione è prevista tramite quattro ‘finestre di uscita’ l’anno: si tratta del periodo che va dalla maturazione del diritto alla pensione all’effettiva uscita dal lavoro. Quelle previste dal governo Conte saranno:
- febbraio 2019
- maggio 2019
- agosto 2019
- novembre 2019
Quota 100 permetterà di ritirarsi dal lavoro in anticipo rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia la quale, nel 2019, sarà aumentata a 67 anni.
La riforma Fornero stabilì la pensione di vecchiaia a minimo 20 anni di contribuzione e 66 anni di età per gli uomini e 62 anni per le donne (settore privato), innalzato a 66 anni e 3 mesi nel 2018, con l' aumento graduale stabilito dal Decreto Salva-Italia.
Dunque, chi, a febbraio 2019, avrà meno di 38 anni di contribuzione, si ritroverà, n base alla propria età, ad andare in pensione alla stessa età che prevedeva la
Riforma Fornero la quale, tra le varie modifiche, operò al passaggio
dal sistema retributivo (calcolato sulla base dell’ultimo stipendio percepito
) a quello contributivo (calcolato sulla base dei contributi versati nell’arco della carriera lavorativa).
CHI SARÀ AVVANTAGGIATO DALLA QUOTA 100?
E CHI PENALIZZATO?
Chi ha iniziato a lavorare molto presto, ai 18 anni ad esempio, la quota 100
non gli converrà perché più vicino alla
pensione anticipata INPS che prevede, per il 2019,
42 anni e 10 mesi di anni di contribuzione per gli uomini e
41 anni e 10 mesi per le donne.
Chi ha iniziato a versare contributi dai 30 anni, troverebbe difficoltà soprattutto per l'importo dell' assegno da ricevere, oltre che veder la possibilità di andare in pensione posticipata, così come prevedeva la Legge Fornero.
Gli unici avvantaggiati saranno coloro che, a gennaio, avranno raggiunto i 38 anni di contributi con l'esatta età prevista, 62 anni: quindi, coloro che hanno iniziato a versare i contributi tra i 22 e 26 anni.
Secondo i calcoli, la spesa pubblica peserà per 7 miliardi di euro, con la previsione di veder andare in pensione 400mila lavoratori. Si tratta di previsioni perché, il pensionamento di un lavoratore, non significa necessariamente l' assunzione di un altro.
FONTI E LINK UTILI
Vabbè, tanto so già che non andrò mai in pensione, quindi... :)
RispondiEliminaMoz-
Ah beh, siamo in due (attendiamo si aggiungano altri giovani).
EliminaCiao Moz!