Ragazzi autistici maltrattati e rinchiusi in una stanza: operatori struttura tutti assolti dopo un processo durato quattro anni

di Lapenna Daniele


Venivano strattonati, lasciati senza cibo e rinchiusi in una stanza. Vittime, ragazzi autistici della struttura "Casa di Alice" di Grottammare, un centro diurno socio-educativo nelle Marche che accoglieva giovani con vari disturbi dell' apprendimento. Dopo un processo lungo quattro anni, gli operatori sono stati tutti assolti

In un articolo del 2005 del sito RivieraOggi.it, leggiamo che
"Casa di Alice è una struttura socio-sanitaria nata nel marzo del 2000 da un accordo di programma tra l’allora Asl 12 ed il comune di Grottammare. Attualmente, ospita 12 ragazzi affetti da grave patologia psichica, ma è in previsione l’ampliamento della ricettività".
Nel 2014, però, grazie ai carabinieri di San Benedetto del Tronto che apposero delle telecamere nella struttura del comune - gestita però da una cooperativa esterna -, si scoprirono maltrattamenti nei confronti dei ragazzi autistici di età compresa fra gli 8 e i 20 anni..

RINCHIUSI NELLA "STANZA AZZURRA"


Le immagini mostrano come venissero denudati e rinchiusi in una stanza di soli 7 metri quadri, con una sola piccola finestra: era chiamata "la stanza azzurra" (per via del colore delle pareti).
I ragazzi erano sgridati, strattonati e spesso lasciati senza cibo. Un giovane lanciò persino una scarpa contro la finestra mentre, un altro, come si vede dalle immagini dei carabinieri, tentò di aprire la portamentre l' educatore la chiudeva per non farlo uscire dalla stanza.
Inoltre i giovani subivano aggressioni fisiche e psicologiche con spintoni, schiaffi, strette al corpo e minacce.


Le indagini portarono all' arresto cinque educatori (con un' età compresa fra i 43 e 53 anni) con l' accusa di reato di maltrattamenti e sequestro di persona.

I TESTIMONI CHIAVE
In un articolo del 2017, il genitore di due gemelli che frequentavano il centro diurno, sottolineò la sua fiducia nella giustizia, anche se l’ultima udienza c’era stata a novembre 2015. « Noi chiediamo solo giustizia per questi fatti gravi » commentò, in attesa dell' udienza.

Erano spuntati anche altri testimoni che incastravano gli educatori maneschi: fu  un altro educatore a spiegare che i ragazzi venivano lasciati senza mangiare e non venivano accompagnati in bagno, facendoli fare la pipì addosso.

L' ASSOLUZIONE PER INSUFFICIENZA DI PROVE
Notizia di qualche settimana fa: assoluzione per gli imputati. Una sentenza che fa gelare il sangue per quanto possa esser incredibile.

Tutti e cinque gli educatori sono stati assolti per insufficienza di prove perché il fatto non costituisce reato.
Si tratta della sentenza di primo grado.

Il pubblico ministero aveva chiesto sei anni di detenzione per il coordinatore e quattro anni e mezzo per le quattro educatrici accusate di maltrattamenti.

Le motivazioni della sentenza arriveranno entro novanta giorni dalla sentenza e quindi, per ora, sono sconosciute ma, appena le si avranno, la Procura e la parte civile dovranno decidere se ricorrere o meno d’appello. Soltanto la Procura potrà però chiedere di riaprire il procedimento penale. La parte lesa potrà soltanto ambire ad una revisione del risarcimento.


Sul sito Superando.it, un articolo con il commento di questa incredibile sentenza.


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