Coronavirus: anche 18enni in terapia intensiva che lottano tra la vita e la morte


Il San Raffaele di Milano spiega che, tra i pazienti in condizioni gravi, ci sono anche ragazzi tra i 18 e i 30 anni. Il primo contagiato di Codogno è un 38enne sportivo che aveva appena fatto una maratona, quindi, una persona sana


Il 22% dei pazienti positivi al tampone per Sars-CoV-2 (Nuovo Coronavirus) ha tra 19 e 50 anni. Lo afferma un’analisi dell’ Istituto Superiore di Sanità (Iss), che rende chiarissimo come in tutte le fasce di età, compresi i giovani, si debbano rispettare le norme di distanziamento sociale.

Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss spiega « Questi dati confermano come tutte le fasce di età contribuiscono alla propagazione dell’infezione, e purtroppo gli effetti peggiori colpiscono gli anziani fragili ».
Dalle analisi, i risultati al 9 marzo mostrano che dei 8342 casi positivi 
  • 1,4% ha meno di 19 anni
  • 22,0% è nella fascia 19-50 anni
  • 37,4% tra 51 e 70 anni
  • 39,2% ha più di 70 anni
  • Il 62,1% è rappresentato da uomini. Sono 583 gli operatori sanitari positivi.


Il tempo mediano trascorso tra la data di insorgenza dei sintomi e la diagnosi è di 3-4 giorni. Dalle analisi combinate con quelle effettuate dalla  John Hopkins University, emerge che
  • il periodo di incubazione è di al massimo 5 giorni
  • i sintomi emergono dopo 11 giorni
  • si ritiene dunque giusta la quarantena di 14 giorni

Inoltre:
  • il 10% dei casi è asintomatico
  • il 5% con pochi sintomi
  • il 30% con sintomi lievi
  • il 31% è sintomatico
  • il 6% ha sintomi severi
  • il 19% critici
  • il 24% dei casi esaminati risulta ospedalizzato.
    L’analisi conferma che 
  • il 56,6% delle persone decedute ha più di 80 anni
    2/3 di queste ha tre o più patologie croniche preesistenti

NOTA
Il flusso ISS raccoglie dati individuali di casi con test positivo per SARS-COV-2 diagnosticati dalle Regioni/PPAA. Questi dati possono differire dai dati forniti dalla Protezione Civile che raccoglie dati aggregati. 

UNDER 40 IN CONDIZIONI GRAVI    
Non sono solo anziani i pazienti che si battono contro il Covid-19 attaccati alle macchine per la respirazione assistita negli ospedali della Lombardia. La conferma della tendenza, che emerge man mano che i dati epidemiologici si consolidano, arriva dal San Raffaele di Milano: nel nosocomio di via Olgettina è ricoverato un ragazzo di appena 18 anni. E in altre strutture del capoluogo lottano tra la vita e morte diversi 20enni.

« Il 35% delle persone ricoverate in terapia intensiva ha meno di 65 anni », spiega al Fatto Quotidiano Cristina Mascheroni, presidente regionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri.
La maggior parte di questi ha tra i 50 e i 64 anni, sono persone in forma che non hanno un fisico debilitato ma che, a causa del coronavirus e dei problemi polmonari che provoca vanno, “intubati.” Otto su 100 hanno tra i 25 e i 49 anni. « La questione non è mai stata troppo affrontata – spiega Mascheroni – ma è sempre stata la stessa. Non dimentichiamo che il cosiddetto ‘paziente 1’ soccorso a Codogno ha 38 anni ed è un giovane sportivo che aveva appena fatto una maratona, quindi una persona sana ». E che Ivo Cilesi, il medico che curava i malati di Alzheimer a Cene, in provincia di Bergamo, aveva 61 anni.

Ha 38 anni anche l' agente di polizia penitenziaria risultato positivo, presentando una forma di polmonite, accompagnata da forte febbre. Immediato il ricovero nel reparto terapia intensiva dell’ospedale di San Bortolo. 
Inizialmente è stato posto in coma farmacologico, per favorirne la respirazione con l’aiuto di macchinari. Successivamente, visto che le sue condizioni sono migliorate, gli apparecchi sono stati staccati. Rimane ricoverato nel reparto, ma fra alcuni giorni potrebbe uscire dalla prima fase di intervento terapeutico.
« Il coma farmacologico – ha spiegato Luigi Bono, segretario provinciale di Vicenza del sindacato autonomo polizia penitenziaria – serve per aiutarlo nella respirazione. E’ una situazione complessa, ma in via di miglioramento. Riceviamo tante telefonate da colleghi preoccupati. Chiediamo che si proceda a una verifica immediata delle condizioni sanitarie degli operatori penitenziari in servizio a Vicenza e dei detenuti presenti nella struttura ».



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