Nel 2008, ecco il Decreto "Salva-Benetton" del Governo Berlusconi votato da Matteo Salvini

di Lapenna Daniele



Cadde il Governo Prodi, e, l' 8 maggio 2008, si insediò, per la quarta volta, Silvio Berlusconi.
Dopo neanche un mese, ecco il cosidetto decreto "Salva-Benetton" che fu votato favorevolmente da, udite udite, Matteo Salvini che era già in Parlamento, sempre nella Lega Nord.
Il decreto cancellò la legge del governo Prodi che legava gli introiti all' obbligo di reinvestirli nell' ammodernamento e manutenzione delle autostrade


I SIGNORI DELLE AUTOSTRADE
Il libro "I signori delle autostrade", curato dal prof. Giorgio Ragazzi, pubblicato diversi anni fa, ha ricostruito la storia delle concessionarie autostradali dagli anni ’20 ad oggi in Italia. Riproposto anche dal blog di Beppe Grillo a fine 2008, mette in luce una storia mai scritta delle regole, dei sussidi, investimenti, tariffe, durata delle concessioni che hanno determinato il rapporto tra la Stato e le concessionarie autostradali, pubbliche o private che fossero.

Saltando la storia degli anni '20, arriviamo alla fine degli anni ’90: si proseguì l'opera di privatizzazione delle autostrade. Si iniziò a prorogare le concessioni e all’introduzione di un price cap per regolare e frenare ingiustificati aumenti dei prezzi autostradali.

Il primo Governo Prodi (18 maggio 1996 - 21 ottobre 1998) intraprese la strada della privatizzazione senza però adottare preventivamente norme stringenti di regolazione del settore capaci di tutelare in modo adeguato l’interesse dei cittadini per determinare le tariffe senza rendere lo Stato preda degli interessi dei privati.

Fin dalle nuove norme del 1992, il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) arrivò ad emanare la direttiva interministeriale Ciampi-Costa del 26 ottobre del 1998 che fissò regole innovative e stringenti, regole che poi non furono comunque applicate come avrebbero dovuto, risultando sempre vantaggiose per le concessionarie autostradali.

BERLUSCONI E IL REGALO ALLA BENETTON (CON IL VOTO DI SALVINI)
Quando, cinque anni dopo, alla prima verifica, risultarono evidenti l’andamento positivo degli utili e degli extraprofitti, gli aumenti tariffari ed i mancati investimenti, invece di riequilibrare e regolare, il Governo Berlusconi assecondò nuovamente le concessionarie

Nel 2006, su proposta del secondo Governo Prodi, il Parlamento approvò nuove norme di regolazione delle concessionarie autostradali che stabilivano che, allo scadere dei piani economico-finanziari e, comunque, entro un anno, tutte le convenzioni dovevano essere riscritte per meglio tutelare l’interesse pubblico. Un autentico e positivo cambio di rotta.

Poi, però, il Governo Prodi cadde (ricordiamo il reato a carico di Berlusconi circa la compravendita dei senatori per realizzare la caduta del governo Prodi, reato, l'ennesimo, caduto in prescrizione) e arrivò, per la quarta volta, Berlusconi.
Si insediò l' 8 maggio 2008 e, il mese successivo, nel giugno 2008, il nuovo Governo Berlusconi distrusse questa riforma delle concessionarie autostradali grazie ad un semplice emendamento ad un Decreto Legge approvato dal Parlamento.

Con il decreto legge n. 59/2008, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità Europee, modificò le norme ed approvò, per “legge”, tutte le nuove convenzioni già sottoscritte tra Anas e concessionarie. Un’approvazione “per legge” che eliminò il parere del Nars, del Cipe e del Parlamento, che avevano osato avanzare obiezioni e richiesto maggiori garanzie e controlli per l’interesse pubblico nelle nuove convenzioni.

Se con il governo Prodi del 2006 si obbligavano i gestori privati delle autostrade a legare gli aumenti dei pedaggi a sostanziosi interventi di ammodernamento e manutenzione, dopo, con il decreto del Governo Berlusconi, questa imposizione fu cancellata, e gli introiti non dovevano più obbligatoriamente esser spesi per ammodernare e tenere in sicurezza le autostrade. 

Tra i politici che votarono a favore di questa scellerata modifica di legge, ci fu anche l'attuale ministro dell' interno Matteo Salvini (qui il dettaglio su tutti i politici al governo e sulla loro votazione)

Chi trasse ì maggiori benefici da questa automatica approvazione fu certamente Autostrade per l’Italia, la concessionaria che fa capo al gruppo Benetton, che si vedrà riconoscere aumenti tariffari di almeno il 70% dell’inflazione reale, da sommare a parametri di remunerazione degli investimenti, oltre all' aumento della concessione fino al 2038.

Via dunque il price cap, la qualità del servizio, la tutela dei consumatori e la realizzazione degli investimenti correlati alla tariffa: una autentica controriforma a solo vantaggio delle concessionarie e che ridimensionò gli strumenti di controllo e regolazione dello Stato nel settore autostradale, già debolissimi.


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