Dopo la Riforma Fornero,Jobs Act e Decreto Dignità, le brutte notizie per i lavoratori restano.Le positive,ancora lontane

di Lapenna Daniele


Il Decreto Dignità elogiato da Matteo Salvini « Di Maio ha fatto un ottimo lavoro ». Peccato che il decreto non restituisce alcuna dignità a nessuno dei lavoratori, né tantomeno quelli licenziati illegittimamente

Il Decreto Dignità voluto dal neo ministro del lavoro Luigi di Maio, ed emanato qualche giorno fa per iniziare a sistemare quel che non va (o è stato distrutto) nel mondo del lavoro non ha portato alcuna notizia positiva. Almeno per ora.
Approvato in Consiglio dei ministri, si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

« Ho ricevuto grosse critiche dalle organizzazioni che rappresentano le grandi industrie » afferma Di Maio, in merito al Decreto Dignità, proseguendo « Chi non sfrutta i lavoratori giovani e meno giovani da noi non ha nulla da temere. D’altro canto è fondamentale ridurre la precarietà ».
Matteo Salvini, intanto, elogia il lavoro del ministro Di Maio « Complimenti a Di Maio, ha fatto un ottimo lavoro. È la conferma che questo governo passa dalle parole ai fatti ».

Il problema è che le questioni più spinose create dalla riforma del lavoro Fornero prima (d.lgs. n.201 del 6 dicembre 2011 convertito dalla Legge n.214 del 22 dicembre 2011) e dal Jobs Act voluto da Matteo Renzi poi (d.lgs. n.23 del 4 marzo 2015 e d.lgs. n.81 del 15 giugno 2015) sono ancora lì, sul cranio dei lavoratori, che pesano come un macigno. Una tranquillità che manca ai disoccupati ma anche ai lavoratori.
L' « ottimo lavoro » dove? « Ridotto la precarietà » quando? Il Decreto dignità non ha restuito alcuna dignità e il nome che gli è stato dato è una grandissima presa in giro per tutti i lavoratori, soprattutto per coloro che sono stati o saranno licenziati.

LE NOVITA' CHE INTERESSANO AI LAVORATORI
Cosa cambia per i lavoratori o i prossimi che saranno assunti? Praticamente nulla.
Il Jobs Act stabilisce che il contratto  a  tempo  determinato può esser prorogato solo  quando  la  durata iniziale del contratto è inferiore a 36 mesi  e,  comunque, per un  massimo  di  5 volte  nell'arco dei 36 mesi. Se il numero di proroghe supera le 5 volte, il contratto si trasforma automaticamente in contratto a tempo indeterminato. Cosa significa?

IN PAROLE SEMPLICI
Ad esempio, Paolo viene assunto con contratto a tempo determinato, ovvero con una scadenza alla quale data, se il datore decidesse di non rinnovarlo, Paolo si ritroverebbe disoccupato.
Ci sono casi reali (specie in aziende molto grandi, e quasi sempre in merito a giovani con età inferiore ai 29 anni) dove i contratti a tempo determinato hanno una durata di pochi mesi: passati, ad esempio, i 6 mesi, il datore di lavoro rinnova, se vuole, il contratto. Il Jobs Act non permette più di 5 rinnovi, altrimenti, al sesto rinnovo, Paolo dovrà esser assunto a tempo indeterminato.
Ovvio che il datore di lavoro non effettuerà il sesto rinnovo, e probabilmente assumerà un nuovo dipendente sempre a tempo determinato, da sfruttare e tenere sul filo di lana come ha fatto con Paolo.

Il Decreto Dignità del ministro Di Maio ha sostituito 36 mesi con 24 mesi e 5 rinnovi con 4 rinnovi aggiungendo un aumento, per ogni rinnovo di contratto, del costo a carico del datore di lavoro dello 0,5%. In pratica, stavolta, quando il datore di lavoro di Paolo effettuerà il quinto rinnovo, vedrà un aumento dei costi a suo carico dello 0,5%. Una specie di finta punizione per il fatto di tenere Paolo sul pendolo, con la paura di un mancato rinnovo del contratto e il conseguente licenziamento.
Il bello è che l' aumento dei costi a carico del datore di lavoro che assume a contratto a tempo determinato era già previsto dal comma 28 art. 2 della legge n.62 del 28 giugno 2012 la quale, però, imponeva (e impone) un aumento dell' 1,4% dei costi. Il decreto Dignità ha solo aggiunto lo 0,5% portando la percentuale totale all' 1,9%.



NON CAMBIA NULLA
fonte
Il punto è che questo decreto non modifica nulla di mportante per i lavoratori i quali non vedono alcuna garanzia di veder trasformati i propri contratti a tempo determinato in indeterminato. I datori di lavoro hanno ancora il coltello dalla parte del manico potendo non rinnovare i contratti, assumere nuovi lavoratori da sfruttare, e proseguire con i contratti di pochi mesi, rinnovandoli (se vogliono) di volta in volta.
I punti riguardanti le delocalizzazioni delle aziende che si spostano all' estero (inserito nel Titolo II  del Decreto Dignità - Misure per il contrasto alla delocalizzazione e la salvaguardia dei livelli occupazionali ) intervengono sull' impedire all' azienda di lasciare l' Italia entro i 5 anni dalla fine del beneficio economico ricevuto dallo Stato.
Dunque, dopo 5 anni dal beneficio, potranno delocalizzare, senza contare che la norma risulta non applicabile a chi fugge in nazioni siti nell' Unione Europea, paesi come Romania o Polonia dove il costo del lavoro è più basso ma si è comunque e pur sempre nella comunità Europea.

SUI LICENZIAMENTI, I LAVORATORI ANCORA PENALIZZATI
Come potrete leggere nel mio articolo "Jobs Act: cosa cambia per i licenziamenti" per approfondire l' argomento, in merito ai licenziamenti, siamo ancora al punto di partenza, anzi, ancora allo start visto che le ultime riforme del lavoro hanno solo peggiorato la situazione.

Il punto fondamentale verte ancora sull' impossibilità di rientrare sul posto di lavoro se il licenziamento subito è stato illegittimo.  Il Jobs Act confermò l' assenza del reintegro e così, se si è stati ingiustamente licenziati, non si potrà ritornare sul posto del lavoro.
Molti lavoratori si potranno ritrovare come Oussmou, licenziato a 62 anni (a pochi anni dalla pensione), sostituito da un robot: è stato costretto ad accettare un indennizzo anche se il licenziamento subito era illegittimo. In pratica non dovevi esser licenziato ma, anche se hai ragione, il lavoro ormai lo hai perso.

QUALE DIGNITA'?
L' aumento dell' indennizzo minimo da 4 a 6 mesi e  quello massimo da 24 a 36 non cambia la situazione: aumenterà l' importo che riceverà il lavoratore licenziato, ma non permetterà ancora di rientrare a lavoro anche se è stato licenziato ingiustamente.

Attendiamo le vere riforme del lavoro e ridimensioniamo l' entusiasmo del ministro Di Maio e del ministro Salvini perché questo decreto Dignità non ha restituito alcuna dignità né ai lavoratori attivi né a quelli licenziati (o che verranno licenziati in futuro).

FONTI E LINK UTILI

  • http://www.governo.it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-8/9680
  • http://www.ansa.it/documents/1530532246385_BozzaDecretoDignita.pdf
  • http://ilventunesimosecolo.blogspot.com/2017/02/cosa-cambia-per-i-licenziamenti-e-i.html
  • http://www.usb.it/index.php?id=1132&tx_ttnews%5Btt_news%5D=103466&cHash=e9cea6f479&utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook
  • https://www.diritto.it/decreto-dignita-le-principali-novita/
  • https://www.informazionefiscale.it/decreto-dignita-testo-ufficiale-definitivo-novita-fisco-lavoro
  • https://www.labparlamento.it/thinknet/via-libera-al-dl-dignita-cosa-prevede/
  • http://www.repubblica.it/economia/2018/07/02/news/decreto_dignita_di_maio-200619423/
  • https://quifinanza.it/lavoro/via-libera-al-decreto-dignita-lavoro-stretta-sulle-imprese-che-delocalizzano-licenziare-costera-piu-caro/206641/


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