di Lapenna Daniele
Il termine medico è
neoplasia ma è più comunemente conosciuto come
tumore, definito come «
una massa di tessuto che cresce in eccesso e in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e che persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo ».
Non è cosa da poco affrontarlo perché non si tratta di un raffreddore, una frattura o un mal di denti. No, si tratta di trovarsi ad aver a che fare con cellule dell'organismo che "impazziscono" perdendo alcune proprietà e acquisendone di altre, moltiplicandosi al di fuori di ogni regola.
IL NEMICO È IL CANCRO E NON LA CHEMIO
La blogger spiega che « oggi giorno, le terapie sono talmente tante che praticamente hai la tua cura personalizzata » sottolineando che i medici « ti aiutano in ogni modo a controllarne gli effetti collaterali ».
Un monito per chi considera la chemio un veleno dalla quale starne alla larga, ed è per questo che Fortunata nella sfortuna ci tiene a ribadire e a ricordare a chi legge - malato o meno - che « il nemico è il cancro, non la chemio » proseguendo « Non hanno scoperto una facile cura alternativa, non c'è un complotto di medici e case farmaceutiche. La cura è una,... e meno male che c'è » dando peso all' accorgimento di stare lontano da « maghi, santoni e delinquenti in genere ».
Non è semplice affrontare la malattia, perché ognuno ha la sua indole, ognuno il suo carattere, e c'è chi si arrende e chi, come la blogger, invita, nel suo post, a
non piangersi addosso perché «
non servirebbe a niente se non a far star ancora peggio noi e chi ci sta a fianco ».
Dando peso al fatto che « lo spirito di sopravvivenza è più forte di qualsiasi altro istinto » chiede a chi sta leggendo « anche se siamo arrivati tardi e non riusciremo a guarire completamente, vi fa schifo recuperare mesi, anni di vita?! »
PERCHÉ DI CANCRO SI VIVE:
LA STORIA (E LA VITTORIA) DI PATRICIA
Ho voluto intervistare
Patricia, un' altra amica blogger che scrive sul
Myrtilla's House al link
http://hermioneat.blogspot.it.
La sua non è una testimonianza di un medico, ma di un' ex ammalata di cancro, di una donna madre di una bimba di sei anni che ha lottato per sua figlia, per suo marito e, alla fine,
ha vinto.
Le parole sottolineate, come sempre, portano ai link per approfondire i termini.
- Quanti anni avevi quando hai scoperto di avere un cancro?
Avevo 34 anni. Carcinoma mammario sinistro con
linfonodi infetti. Una “bestia” di 4 centimetri e mezzo in una seconda misura di reggipetto.
Era il 1996, aprile del '96. Quell’anno ho festeggiato il mio trentacinquesimo compleanno seduta sulla poltrona del day hospital oncologico e tre flebo, uno nel braccio e due in attesa. Ricordo che il liquido era gelato quando scendeva in vena. Gelato e blu. Lo chiamavo "il mio quarto di nobiltà".
Quando ho scoperto un
linfonodo gonfio sotto l’ascella. Il linfonodo sentinella. Però, 4 anni prima mi era uscito un nodulo mobile
che compariva sotto il ciclo e poi spariva. Non era nulla e per due anni è andato avanti questo ci sono/non ci sono più. Poi, è uscito in pianta stabile e si è ingrossato.
Mi bruciava a volte ma il ginecologo continuava a dirmi che
non era nulla. Che era mobile. Proprio nulla no, non direi.
T4 bassa proliferazione (mi pare si dica così) che significa che
non va in metastasi. Però
su 7 linfonodi 6 erano intaccati.
Evviva il mio medico di base, il classico medico della mutua, che quando gli ho parlato del linfonodo e mi ha visitata mi ha fatto anticipare la mammografia e poi con l’esito in mano non mi ha dato tempo di pensare a nulla. Ha preso il telefono, chiamato un collega in oncologia e il giorno dopo ero già là a fare
l’ago aspirato e la visita.
- Cosa hai provato/pensato appena l' hai scoperto?
Sgomento, paura.. incredulità. Ti confesso però che i giorni precedenti alla “mazzata” sono stati peggiori. Cosa sarà? Cosa potrebbe essere? E se fosse?
Nel momento in cui l’oncologo ci ha confermato il cancro ci ha subito teso una mano per tirarci a riva. Non ci ha lasciato annegare. Ci ha spiegato che operare era inutile vista la dimensione della lesione. Prima bisognava fare una chemio e poi, solo poi l’intervento.
Per farla breve, il chirurgo ha confermato le parole e il giorno successivo ho fatto tutti gli esami per iniziare la terapia. Dodici cicli prima dell’operazione, una
mastectomia radicale, altri
quattro cicli dopo e
50 sedute da radioterapia.
Per aver preso sottogamba la faccenda e mai un esame. Grazie specialista!
- Hai trovato umanità nei medici incontrati?
Nei medici, negli infermieri, nel personale volontario.
Sai, Dani, sulle pareti del day hospital c’era un cartello. PERCHÉ DI CANCRO SI VIVE.
Ogni volta che entravo in reparto lo guardavo e gli rispondevo « Oh, sì! ». D’altronde con una bambina di 6 anni e mezzo la voglia di vivere c’è.
Nonostante fosse un reparto oncologico si respirava un’aria serena. Erano sorridenti, pronti a scherzare, a fare una battuta… anche a sgridarti se ti lasciavi andare giù di morale. Però dicevano e lo dicono ancora oggi, che avere il sorriso, parlare di tutto e di più, continuare a vivere anche se non a correre è utile anche alle cure perché se affronti la malattia con un certo spirito tutte le cure sono più efficaci e le controindicazioni più sopportabili.
- Quanto è importante il sostegno di parenti e amici?
E’ tutto! Sapere che puoi permetterti di star male e che chi ti sta attorno ne capisce il motivo, sapere che puoi parlare, che puoi contare su qualcuno è fondamentale.
Non voglio parlare del marito perché è stato unico in quel momento. Non lo ringrazierò mai abbastanza. Tieni presente che c’era anche mia mamma piazzata come me quindi in due non ne facevamo una buona di persona.
Parlo ad esempio delle maestre della scuola che a conoscenza del problema si sono fatte in quattro quando la bambina si metteva a piangere. Delle mamme e delle nonne delle altre bambine che si sono prestate a portarmela a casa quando io stavo male. Ho trovato tante persone disponibili!
Poi, ce n’è stata una che mi ha detto che non dovevo dire a nessuno cosa avevo perchè era un disonore ma quelle le trovi ovunque. Basta solo mandarle al diavolo.
- Gli studi affermano che i geni hanno anche un peso. Hai avuto altri casi di tumori in famiglia?
A partire dai nonni (fegato) a mio papà (pancreas), mia mamma… Nel nostro caso, mamma e io, non è ereditario ma c’è una familiarità. Noi siamo state le prime e speriamo le ultime visto che abbiamo una figlia femmina
Vinto.. sì, si può dire così. La spada di Damocle però c’è sempre ma non solo per me.
Purtroppo l’ambiente, la vita che conduciamo ci rendono a rischio. PER FORTUNA però la prevenzione può fare molto: può trovare il cancro quando è appena agli inizi e quindi limitare le cure rendendole meno pesanti e invasive.
Operata il 17 settembre del 1996 ho finito le cure a settembre del 2001. Maciullata dall’intervento, cotta dalla radio, avvelenata dalla chemio, in menopausa ma viva!
- Cosa ti senti di consigliare, a fronte della tua esperienza, a chi, oggi, si ritrova a dove combattere con questa malattia?
Ma, vedi, ognuno di noi è diverso e affronta le situazioni in modi diversi. Io avevo sempre detto che nel momento in cui mi avessero parlato di un mio cancro
avrei aperto la prima finestra e provato il volo d’angelo. Sbagliato! Quando me lo hanno detto non mi è nemmeno più venuta in mente quella frase.
Ho pensato alla figlia. Meglio a me che a lei ho detto a tutti. Poi ho pensato che se fossi morta il marito con quarant’anni avrebbe avuto tutto il diritto a rifarsi una vita, che non sarei mai tornata dall’aldilà per rimproverarlo. Ma ho anche pensato che non potevo lasciare mia figlia nelle mani di un’altra mamma. Magari migliore di me però no, non potevo. Volevo vederla diplomata laureata, sposata. Volevo diventar nonna.
Ecco! E’ questo che voglio dire a chi si ritrova ad aver a che fare col cancro adesso. Per tanto che sembri stupido, idiota, insensato, pensate al domani. Trovate stimoli per il domani. Pensate a qualche vostro desiderio tenuto a freno per chissà quale motivo. Pensategli con forza e a come realizzarlo.
Fate dei progetti, anche piccoli non importa. Che ne so… la prossima settimana vado al cinema… ecco! Programmate cose anche piccole ma che vi fanno piacere e cercate di realizzarle. Non sembra ma avere lo sguardo che ogni tanto punta verso il futuro prossimo è importante.
E sorridete quando state bene. Sorridete per voi e per chi vi sta intorno. Ricordate che anche chi vi sta intorno sta male a vedervi soffrire.
Voi sapete che su queste persone potete contare. Fatelo, ma ricambiate col sorriso, una carezza, un abbraccio.
Trovate un punto di equilibrio tra voi e la malattia, un punto che vi dia serenità e forza. E se ogni tanto l’altalena pende dalla sua parte e voi ruzzolate, non preoccupatevi. Dopo ogni caduta ci si può rialzare. Ci saranno giorni in cui vi sentirete di preparare la pasta fresca in casa e allora fatelo. Altri in cui non riuscirete a sollevare un cucchiaio e allora lasciatelo stare. Qualcun altro lo farà per voi. Non colpevolizzatevi. Respirate, prendete fiato e quando riuscite ripartite.
Cercate un oncologo bravo che vi ispiri fiducia e ascoltatelo, seguite i suoi consigli.
E credeteci! Credete in voi stessi, nelle vostre capacità di fare la guerra al cancro. E se perdete una battaglia non arrendetevi. Ce ne sarà un’altra e il risultato potrà essere a vostro favore se vorrete.
FONTI E LINK UTILI
Ciao Daniele, grazie di avermi dato la possibilità di presentare non il mio caso in sè ma i miei pensieri. Quelli che mi hanno accompagnato per tutto quel periodo e ancora oggi mi tengono compagnia.
RispondiEliminaNon è sempre facile pensare al domani quando si fanno certe terapie. Si sta veramente male a volte però bisogna cercare comunque di farlo. Di reagire, combattere.
Insomma... mai arrendersi prima del tempo!
Prevenzione. scienziati, oncologi, chemio, radio... la strada da seguire è questa.
Poi, sempre dopo averne parlato col medico curante e averne chiesto il parere, se si vuol prendere una tisana contro la nausea (tanto per dirne una) nessuno lo vieta.
Il problema grande è dar retta a quelli che curano il cancro SOLO con tisane e beveroni o impiastri vari. No! Quelli no!
Un bacio fanciullo e grazie ancora
Grazie per la possibilità che mi hai dato di raccontare una storia di coraggio e grazie per le tue parole.
EliminaHai fatto bene a specificare perché, come ben ho voluto evidenziare tra le tante belle frasi che hai scritto, c'è quella « il nemico è il cancro, non la chemio »
Un abbraccione a te
Grande forza interiore ha dimostrato Patricia. La speranza è una cura definitiva che garantisca la guarigione a tutti.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Giusto. Grazie per il tuo commento.
EliminaUn salutone a te :)
Un modo per dare forza. Grazie a entrambi.
RispondiEliminaGrazie Tiziana.
EliminaSpero che le parole di Patricia siano una linfa che dia forza a chiunque.
Un salutone :)
Una bellissima testimonianza di coraggio, forza, speranza di cui ringrazio Daniele e te, Patricia. L'argomento mi sta a cuore, come sai bene, anch'io sono una delle tante che c'è passata. Credo che coloro che ne sono "usciti" abbiano una missione da portare avanti: parlarne! Mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi o stare lontani dall'argomento per esorcizzare la paura, non serve, anzi è rischioso. A chi sta passando il percorso della malattia dico: "Forza, si può vincere! Devi credere nelle cure, devi credere nella tua forza, devi credere nel futuro. Non chiuderti in te stesso, non maledire, sorridi, lavora, stai insieme agli altri, progetta, pensa positivo!" Grazie per lo spazio prezioso concesso all'argomento.
RispondiEliminaGrazie Rosalia del tuo commento.
EliminaHo trattato diverse volte l' argomento, pubblicando anche nuove cure (studiate dalla scienza) i grandi risultati ottenuti in merito all' aumento dei pazienti sopravvissuti (anche nella fascia d'età sotto la maggiore età).
Come ho sottolineato, è bene parlarne sempre, e non solo quando si è o si è stati malati. Un po' come non parlare di disabilità o di altri temi solo perché non ci riguardano.
Grazie e buonissimo proseguo Rosalia :)
Grazie, Daniele, per aver condiviso anche la mia esperienza...spero che possa servire a qualcuno, soprattutto a chi si sente solo ad affrontare la malattia. Non siamo soli, siamo in tanti purtroppo, e conviene aiutarsi l'uno con l'altro.
RispondiEliminaUn grande abbraccio
Grazie per il tuo post e il tuo commento.
EliminaMi auguro anche io che la tua e l'esperienza di altre persone possano far sì che chi non è colpito da questa malattia combatta soprattutto per la corretta informazione.
Un abbraccione a te