Sentenza cassazione: Equitalia può permettere l' evasione fiscale di sopravvivenza


La Cassazione ha annullato un’ordinanza del tribunale di Pescara che aveva disposto il sequestro preventivo sui beni di una società di costruzioni che non aveva versato l’IVA allo Stato. L’azienda ha fatto ricorso in Cassazione per 170mila euro di Iva non versata nel 2011 adducendo come motivazione che il sequestro avrebbe fatto chiudere l’attività e ha aggiunto che l’impresa godeva di crediti maturati negli anni mai riscossi, con altre aziende e soprattutto con lo Stato.

I crediti con lo Stato ammontavano a 3 milioni e 900 mila euro.
Il tribunale così accoglie il ricorso dell' imprenditore, sottolineando come il contribuente le abbia tentate tutte per pagare le tasse ( un consulente aziendale dell' attività ha presentato tutta la documentazione necessaria ) e che lo Stato non possa presentare ora un conto evaso, a fronte di un debito milionario nei confronti dell' azienda, con il rischio di far chiudere l' azienda.

Secondo la Banca d’Italia i debiti della pubblica amministrazione hanno toccato l’apice proprio nel 2011 con 91 miliardi. Quell’anno, quando l’azienda non ha versato l’Iva, quasi 4mila imprese (più del doppio rispetto al 2008) sono fallite a causa dei debiti dello Stato. Ad agosto 2015, ultimo aggiornamento pubblicato dal ministero dell’Economia, le pendenze arretrate erano scese a 38,6 miliardi, ma sono destinate a crescere nuovamente perché nessun ente sta rispettando i termini di pagamento imposti a 60 giorni. La media è 100.


Altre due sentenze sono andate in questa direzione negli ultimi anni.
Nel 2013 il tribunale di Venezia ha assolto un imprenditore accusato di non aver pagato 135 mila euro di Iva. Denunciato dall‘Agenzia delle Entrate, la difesa aveva avuto modo di dimostrare la buona fede dell’imprenditore che, per non mandare in fallimento l’azienda e tanti posti di lavoro, decideva di non pagare l’Iva ma, saldate le fatture in questione, chiedeva la rateizzazione del debito fiscale.
L’anno dopo a Milano stessa decisione: assolto un altro imprenditore accusato di aver evaso l’Iva per 180mila euro. È stata così accolta la tesi della difesa, la quale sosteneva che l’imputato “non aveva versato all’erario l’imposta, a causa della difficile situazione economica dell’impresa”.

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