Ulivi in Puglia: chi c'è dietro il batterio Xylella Fastidiosa?
Ci sono tanti interessi attorno al batterio killer che sta decimando gli ulivi salentini e che minaccia di colpire il territorio pugliese e non solo con potenziali protagonisti che hanno interesse a seccare gli ulivi del Salento. Coincidenze?
La presenza del patogeno, considerato tra le cause della moria di alberi, “presenta aspetti che potrebbero andare oltre la fatalità”, lo dice Gian Carlo Caselli, ex procuratore capo di Torino e presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura.
Che Xylella sia stata importata è un fatto, come pure che in questa storia paiono esserci tutti i presupposti di una guerra chimica o batteriologica. Di fatto nelle grandi multinazionali oramai la guerra non si combatte più in un consiglio di amministrazione, ma con atti atroci di terrorismo e bombardamenti di intelligenza sopraffina che riducono a deserto i deserti.
Una fantasia? Mica tanto, almeno a leggere gli studi fatti nel 2008 dalla rete europea di batteriologi, costituitasi nell’ambito dell’iniziativa COST 873: di tutte le specie batteriche elencate, solo Ca. Liberibacter spp. e Xylella fastidiosa, entrambi patogeni per gli agrumi, potrebbero essere considerate tali da soddisfare i criteri proposti per le armi biologiche. E se l’ulivo, si sa è pianta protettissima, il cui abbattimento è legato da vincoli di legge spesso insuperabili, chi ha interesse ad estirparli prima del tempo per poter realizzare tracciati che richiederebbero autorizzazioni senza fine?
L’inchiesta sulla Xylella mosse i primi passi nel maggio di un anno fa, dopo la morìa di centinaia e centinaia di alberi d’ulivo segnalata in tutto il Salento, a seguito di tre esposti presentati in procura da alcune associazioni ambientaliste: il sospetto è infatti che la Xylella, segnalata in Europa circa quattro anni fa, possa essere stata introdotta per la prima volta nel corso di un workshop tenutosi a Bari nel 2010.
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