Lombardia: il cantiere della vergogna. Il miraggio dell' autocostruzione con 12 milioni euro investiti e famiglie rimaste senza casa


Questa è l’assurda vicenda di un gruppo di giovani che, con la lecita aspettativa di realizzare una casa per loro stessi e per le loro famiglie, hanno creduto in un progetto, dedicando, per anni, il loro tempo libero a costruire con la proprie mani questo sogno, destinato a rivelarsi un amaro miraggio.

Nel 2004 la Regione Lombardia, Aler Milano, Alisei ONG e Innosense Consulting ("Chi è Innosense Consulting?")diedero il via ad un progetto sperimentale molto ambizioso denominato "Un Tetto per Tutti", che avrebbe dovuto realizzare qualcosa come 650 alloggi in modalità autocostruzione, ovvero case costruite non dalle imprese da direttamente da coloro che dovranno viverci.
Un pò come è accaduto a Marinaleda, una cittadina di circa tremila abitanti sita nell' Andalucia, nel meridione della Spagna, dove si è riusciti a far sì che ogni cittadino si potesse costruire una propria abitazione al costo irrisorio di 15 euro al mese. Un 'utopia divenuta realtà ( così come cantano gli Ska-P che hanno dedicato al paesino una canzone "Marinaleda - Ska-P - Sottotitoli in italiano" ).


Nella storia che vi stiamo per raccontare, invece, non c'è il lieto fine. E pensare che la Regione Lombardia investì la cifra di ben 11,8 milioni di euro per questo progetto.


LA VICENDA
Siamo in provincia di Ravenna, inizio del 2003.
L’Associazione Alisei ONG presenta un progetto di autocostruzione di abitazioni rivolto a famiglie a basso reddito. Lo scopo dichiarato è quello di procurare una casa di proprietà anche a chi, in condizioni normali, non potrebbe permettersela. La condizione per chi aderisce è di dedicare il proprio tempo libero per costruirsi da solo la casa sotto la guida di persone esperte selezionate dal Comune e da Alisei, i quali si sarebbero occupati anche di reperire i fornitori e i finanziamenti.
Con grande enfasi l’Amministrazione Comunale dell’epoca annunciò l’avvio di quattro cantieri in provincia di Ravenna (Piangipane, Savarna, Filetto e Sant’Alberto). Il Comune di Ravenna firmò quindi un protocollo con la Alisei ONG nel quale si impegnava a controllare e vigilare il corretto andamento dei lavori. Con un bando furono individuate le famiglie che rispondevano ai requisiti (sia italiane che straniere, poiché il progetto promuoveva anche l’integrazione), mentre Banca Etica anticipò il denaro.
Dopo poco iniziarono i problemi.

Malgrado la firma sul protocollo fosse della Alisei ONG, questa rinunciò alla direzione dei lavori e alla gestione del denaro anticipato di Banca Etica, sostenendo che fosse necessaria un’apposita impresa, denominata Alisei Autocostruzioni. Così, il Comune emise due bandi su misura, un primo bando (2004) per avviare i primi due cantieri a Piangipane e Savarna, ed un secondo (2005) per avviare altri cantieri a Filetto e Sant’Alberto e scelse Alisei Autocostruzioni per seguire i progetti, e gli autocostruttori furono indotti a costituire a loro volta delle cooperative proprie e a firmare dei contratti per formalizzare l’affidamento dei lavori alla Alisei Autocostruzioni.
Partì il primo cantiere a Piangipane (2004), poi furono avviati i cantieri di Savarna (2005) e Filetto (2006), mentre il cantiere di Sant’Alberto non ha mai visto la luce. Il cantiere di Piangipane, con qualche difficoltà e grazie ad un ulteriore contributo di fondi regionali, è giunto alla fine. Anche in questo caso, grande enfasi dell’Amministrazione riguardo all’evento.
I cantieri di Savarna e Filetto, invece, si bloccarono: infatti, nonostante Banca Etica avesse anticipato buona parte del denaro necessario (dietro presentazione di Stati di Avanzamento dei Lavori non corrispondenti al vero), i fornitori non venivano pagati da Alisei Autocostruzioni e i materiali smisero di arrivare.
Questa la situazione di 2 cantieri in Lombardia, la cui situazione non si discosta molto da quella di altri cantieri come Paderno Dugnano, Pieve Emanuele, Vimodrone in provincia di Milano, di cui però non si hanno immagini.
Le immagini del cantiere di Trezzo sull'Adda (MI): http://bit.ly/16Wetk9
Il video del cantiere di Besana Brianza (MB), stesso progetto: http://bit.ly/13LmLvy
Pieve Emanuele (MI), il cantiere della speranza: http://bit.ly/1jKAvtV
Il progetto (in)concluso di Casalmaggiore (CR): http://bit.ly/1qDMKjx



LE PROTESTE
Di fronte alle prime proteste, sembra che nel corso di una riunione con l’assessore comunale allora responsabile del progetto, il Presidente di Alisei Autocostruzioni Arch. Ottavio Tozzo ammise che i soldi erano stati dirottati per avviare altri cantieri in altre Regioni e l’Assessore, non trovando nulla da obiettare, rassicurò gli autocostruttori pregandoli di pazientare.
In seguito, dopo ulteriori proteste degli autocostruttori legate questa volta alla contestazione di un S.A.L., i responsabili di Alisei Autocostruzioni minacciarono l’abbandono del cantiere, fino alla comunicazione di rinuncia alla direzione lavori da parte dell’Arch. Ottavio Tozzo, per poi sparire definitivamente nel nulla. Nel 2010 si seppe che la Alisei Autocostruzioni aveva dichiarato fallimento.
A quel punto il cantiere di Savarna, che era in uno stadio più avanzato di quello di Filetto, proseguì in autonomia, a spese degli autocostruttori e anche grazie a un piccolo fondo regionale e, dopo ben otto anni dal suo avvio, è prossimo all’ultimazione.
Il cantiere di Filetto, invece, è rimasto fermo alla struttura grezza e versa tuttora in uno stato di abbandono totale. Gli autocostruttori di Filetto hanno chiesto più volte l’intervento del Comune, ma hanno ottenuto solo temporaggiamenti e mai risposte concrete.
Dopo due anni, scaduti ormai i termini progettuali, si è presentata Banca Etica chiedendo agli autocostruttori (che ricordiamo essere famiglie a basso reddito) il rientro immediato di 1.288.000 euro.
In definitiva, quattordici famiglie non abbienti hanno lavorato gratis per oltre due anni, non hanno ancora ottenuto una casa dopo sei anni dall’inizio dei lavori, si vedono costrette al rimborso di denaro mai percepito e, al contempo, abbisognano di altrettanto denaro per ultimare una serie di villette a schiera che, nel complesso, a lavori ultimati, varranno la metà dell’ammontare dell’intera somma.

L' OCCUPAZIONE 
Data la drammaticità della situazione e la mancanza di aiuti, alcuni autocostruttori occuparono il cantiere dall’inizio dell’estate 2012, vivendo all’interno dello stesso, senza luce, né acqua, né servizi, né serramenti.
Le immagini dell'occupazione del 2012 durata 94 notti:http://bit.ly/1hNgnLL  .Venerdì 28 settembre, dopo 94 notti, si concluse l’occupazione del cantiere
Il comune diede seguito alla decadenza del diritto di superficie del terreno di Filetto e l'amministrazione decise di trasformare ciò che è stato costruito da queste persone in case popolari da dare ad altre famiglie, naturalmente non quelle che sono state vittime di un progetto gestito inmaniera criminale da Palazzo Merlato:http://bit.ly/1gNQWID
Nel corso dell'occupazione del "loro" cantiere raccolsero più di 1200 firme di cittadini che condivisero la battaglia in difesa dei loro diritti. Il 27 agosto del 2012 le firme furono consegnate al Sindaco da una delegazione di autocostruttrici. Che fine hanno fatto? http://bit.ly/IeGBqB
Qui vi è il video del 27 agosto 2012 della consegna delle 1200 firme al Sindaco di Ravenna e la mancanza di risposte da parte dell’amministrazione comunale.
Il 1° settembre 2012 il Sindaco di Ravenna è andato in visita al cantiere di Filetto: nel video i commenti e le speranze degli autocostruttori. .
Il servizio andato in onda sul Tg3 Emilia Romagna il 20 novembre 2013 sulla vicenda del cantiere in autocostruzione di Filetto (RA). Intervista agli autocostruttori e a Massimo Cameliani, assessore del Comune di Ravenna: http://bit.ly/193OBkO

Ma la storia non finisce qui.
Lo stesso progetto, con le stesse modalità, è stato avviato dalla Alisei ONG (gestite dal braccio operativo Alisei Coop) anche in Umbria, Veneto, Lombardia, Marche e Campania, e a breve anche in Puglia, e in molti di questi cantieri si sono già verificate le stesse situazioni critiche.


Uno degli occupanti di Filetto ha aperto un sito dove potete consultare tutta la documentazione:

Matteo Mattioli - Autocostruttore
http://difesaconsumatori.eu
matmattioli@gmail.com

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