Sentenza della Cassazione: non è discriminatoria l'esclusione degli immigrati dai concorsi pubblici


Lo si evince da una sentenza depositata oggi dalla sezione lavoro della Cassazione, con la quale è stato rigettato il ricorso di una donna albanese, regolarmente soggiornante nel nostro Paese e iscritta all'elenco degli invalidi civili

La ricorrente chiedeva fosse accertata la natura discriminatoria del comportamento tenuto dal ministero dell'Economia che, nel 2011, aveva indetto un concorso pubblico per assumere a tempo indeterminato cinque lavoratori disabili presso i Monopoli di Stato, riservando però la partecipazione ai soli cittadini italiani e comunitari.
Sia il tribunale che la Corte d'appello di Firenze, avevano respinto il ricorso della donna, e questa decisione è stata confermata in Cassazione.

"Se nel lavoro privato opera pienamente la parità di trattamento tra cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari - si legge nella sentenza - con riguardo agli impieghi pubblici trova spazio la valutazione della particolarità e delicatezza della funzione svolta alle dipendenze dello Stato (ed in particolare, nel caso in esame, del ministero dell'Economia e delle Finanze che gestisce uno degli aspetti peculiari ed individualizzanti della politica nazionale), differenze che tutt'ora giustificano la preferenza per i cittadini italiani e, in virtù del particolare legame internazionale che lega l'Italia agli altri Paesi della Ue, per quelli comunitari e ad essi equiparati".



La Suprema Corte rileva infatti che non vi è "alcun riscontro normativo della tesi", esposta nel ricorso, "che sostiene l'esistenza di un principio generale di ammissione dello straniero non comunitario al lavoro pubblico": infatti, "pur nella consapevolezza dell'evoluzione sociale che porta alla tendenziale omogeneizzazione a fini giuridici delle etnie e delle cittadinanze ed alla progressiva attenuazione della rilevanza dell'appartenenza nazionale a scapito di organismi sovranazionali", i giudici di piazza Cavour osservano che si deve "prendere atto che la regola dell'esclusione dello straniero extracomunitario dal lavoro pubblico è frutto di una scelta politica tutt'ora espressa nella legislazione vigente che non contrasta con la normativa nazionale ed i principi sovranazionali".

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