National Geographic indagato per tangenti all' egittologo Zahi Hawass


Il Dipartimento di Giustizia degli USA sta indagando sui dubbi rapporti (di cui avevamo già il sospetto) che legavano la National Geographic Society e Zahi Hawass.
La celebre istituzione “no profit” avrebbe, infatti, corrotto l’ex Segretario dello SCA e Ministro delle Antichità per procurarsi esclusive sulle antichità egiziane. Così facendo, sarebbe stata violata la “Foreign Corrupt Practices Act”, legge che proibisce agli enti statunitensi di pagare funzionari governativi stranieri per ottenere un ingiusto vantaggio competitivo. Le pene sono pesanti e comprendono multe fino a 2 milioni di dollari per le aziende e 5 anni di carcere per i singoli individui.

PRESTITO ILLEGALE DI ANTICHITA'
Le indagini sono iniziate a causa del clamore provocato lo scorso anno da una sentenza di un tribunale egiziano che intimava il ritorno in patria di alcuni reperti spediti fuori dal paese per una mostra su Cleopatra, sponsorizzata dalla National Geographic e concordata con Hawass. L’accordo per il prestito delle antichità sarebbe stato illegale e, anche se poi la sentenza è stata rovesciata, il trambusto aveva ormai insospettito i giudici statunitensi.

NG E HAWASS
Il rapporto tra la National Geographic e Hawass iniziò nel 2001, quando fu lanciato il canale per la TV via cavo. Da quel momento, infatti, scoppiò una guerra con Discovery Channel per accaparrarsi i più grandi nomi del mondo scientifico e Hawass fu assunto come “explorer-in-residence”. Il contratto che, in 10 anni è passato da 80.000 a 200.000 $ l’anno ( oltre 250.000 euro ), includeva documentari, conferenze e libri, ma, in realtà, era uno stratagemma per ottenere il monopolio sul mondo dell’antico Egitto grazie a chi, fino alla rivoluzione del 2011, ne era l’incontrastato padrone.

Il primo grande frutto della collaborazione è stato “Pyramids Live: Secret Chamber Revealed”, evento (flop) trasmesso in diretta in 141 paesi. Hawass consentì, alle 3:00 locali (per la prima serata in USA), di inserire un piccolo robot telecomandato ( chiamato "Upuaut", il quale diede il nome all' operazione di ricerca "Upuaut Project") in uno dei canali di ventilazione della Piramide di Cheope con lo scopo di aprire una porticina e rivelare al mondo intero cosa ci fosse dietro: un’altra porta lasciata chiusa.
Qui i dettagli di chi si fosse perso la straordinaria scoperta e qui le immagini dell' eplorazione del condotto di aereazione ( così volgarmente chiamato nonostante non sia affatto tale ).

Poi venne prodotto un film-documentario, con Zahi primo protagonista, sulle indagini forensi ad alta tecnologia sulle cause della morte di Tutankhamon e relativa ricostruzione del suo volto (nel numero di Giugno 2005). Ma la vera fonte lucrosa per entrambe le parti è stata “Tutankhamun and the Golden Age of the Pharaohs”, tour itinerante che, sfruttando l’attenzione nata dal precedente documentario, ha portato nei musei americani numerosi oggetti del corredo funebre del faraone. L’operazione ha fatto guadagnare al governo egiziano 100 milioni di dollari (di cui ufficialmente nemmeno un centesimo ad Hawass), ma ha provocato anche le proteste di numerosi archeologi per l’eccessiva durata dei prestiti.

Ora, al vaglio degli inquirenti, è proprio questo contratto decennale che, per gli avvocati della National Geographic non avrebbe violato alcuna legge. Dal canto suo, Hawass, con la sua consueta modestia, ha risposto che nessuno può corromperlo perché è l’egittologo più famoso del mondo.

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