Una legge europea a favore della privacy insidiata da Google
L’apposita pagina della Commissione giustizia,
sul sito dell’Unione Europea, è consultabile in dieci lingue ma
non in italiano ( link ).
Peccato, perché è un valido aiuto e un mezzo per tenersi informati
su uno dei problemi che secondo un sondaggio Ue, preoccupa il 70%
dei cittadini comunitari: la protezione dei dati personali.
Una questione che nel frattempo pare aver contagiato il pianeta,
visto che il 17 febbraio, dall’alto dei suoi 2 milioni di copie
circolanti nel mondo, l’autorevole Wall Street Journal ha lanciato
l’allarme con dovizia di particolari sull’aggiramento da parte di Google
delle protezioni dei dati personali per gli utenti che usano
il programma Safari per entrare in internet, dunque anche
con Iphone e Ipad.
Nel Vecchio continente, la proposta di legge sulla protezione dei dati,
presentata il 25 gennaio da Viviane Reding, commissaria europea
per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, sta mirando
a dare una risposta soddisfacente al 90% dei cittadini Ue che
sulla questione vorrebbe una legislazione armonizzata per tutti
e 27 i Paesi membri. L’auspicata legge potrebbe aprire una nuova
fase per l’Unione, ampliando notevolmente i diritti degli internauti
e obbligando social networks e motori di ricerca, ma anche grandi
gruppi commerciali, a rispettare la sfera privata degli utenti.
È comprensibile dunque che la proposta di Reding stia allarmando
l’intero settore degli operatori globali su internet, che hanno messo
massicciamente in campo lobbisti con disponibilità economiche
e investimenti stratosferici: grandi manovre che non paiono tuttavia
preoccupare Reding.
A margine di un meeting a Vienna, la commissaria si dice infatti
fiduciosa e più che mai determinata a portare in porto la sua proposta.
«La legge passerà – afferma – La settimana scorsa il Parlamento
ha iniziato i lavori, dando avvio all’analisi del testo e io mi aspetto
una decisione molto rapida. Le pressioni dei lobbisti sono
già state molto forti ma si è visto il risultato: io ho presentato
la proposta di legge che volevo, nella data che avevo annunciato.
I gruppi di interesse farebbero dunque meglio a collaborare
fattivamente a un suo miglioramento, perché
questo testo non si può più fermare».
Relativamente alle 22 denunce che lo studente austriaco
Max Schrems ha presentato l’estate scorsa contro Facebook
e dopo che all’inizio di febbraio è fallito un tentativo di conciliazione
tra il colosso dei social network e il giovane aspirante avvocato,
Viviane Reding non ritiene che l’Unione Europea sarebbe dovuta
intervenire a fianco del ragazzo, bensì che un valido sostegno
a questa e a future battaglie legali possa essere proprio la nuova legge.
«Un singolo cittadino deve muoversi e compiere i propri passi
sulla base delle leggi vigenti – dice Reding – Lo studente austriaco
è stato per me un punto di partenza per far sì che questa vicenda
tra Davide e Golia diventi un confronto tra Golia e Golia.
È questa la base del mio testo, in modo che in futuro un giovane
studente non venga più lasciato solo e perché i diritti che fa valere
diventino diritti per tutta l’Europa: non più 27 leggi che si contraddicono,
bensì un continente, una legge e un’unica autorità competente
sulla protezione dei dati. Questa nuova normativa mira proprio
a far sì che problemi come quelli evidenziati
da Max Schrems non accadano più».
fonte
http://www.blogncc.com
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