L’ 80% dell’acqua del pianeta è contaminata. Nature lancia l’allarme. Ecco la situazione anche in Italia
Le cifre sono allarmanti:
l’80% delle acque dolci del pianeta sono
già contaminate o a rischio contaminazione.
Da questa minaccia sono toccati circa
3,4 miliardi di persone, quasi la metà della
popolazione mondiale. E la situazione rischia
di peggiorare nei prossimi anni, a causa dei
danni provocati dal cambiamento climatico
e dalla costante crescita della popolazione.
Il quadro che emerge dallo studio di Nature
è quello di un pianeta in cui le risorse
idriche sono sfruttate in modo complessivamente
squilibrato.
Attualmente l’approvvigionamento dell’acqua,
potabile e non, deriva prevalentemente
da un lavoro di ingegneria. Dighe, drenaggi
e riserve sono il modo in cui l’uomo risolve
i problemi della scarsità e dell’inquinamento
delle falde.
La soluzione tecnologica ha però
due controindicazioni.
La prima è nei costi, che dovrebbero aggirarsi
intorno agli 800 miliardi di dollari
annui entro il 2015.
La seconda è che tali costi sono insostenibili
per chi non fa parte del “club” delle nazioni
industrializzate ( Brasile, Russia, India, Cina ).
E in Italia, quanto è grave la situazione?
C’è rischio anche da noi di stress da sfruttamento
idrico, dato il quadro di sprechi, e scarso
rispetto dell’equilibrio ambientale?
“Il modello di gestione idrica urbana
deve essere profondamente rinnovato”
risponde Katia Le Donne, dell’ufficio scientifico
di Legambiente.
L’associazione ha denunciato nel libro bianco
sull’emergenza idrica del 2007 e in altri
rapporti successivi, la situazione in cui
versa il nostro Paese. Al 60% di acqua
destinato ad usi agricoli e il 42% di perdita
dai tubi colabrodo (con punte del 70% a Cosenza)
di una rete di distribuzione che andrebbe
completamente rinnovata si aggiunge un costo
troppo basso dell’acqua (52 centesimi al metro cubo,
la metà della media europea) che induce
inevitabilmente allo spreco.
fonte
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/01/l80-dellacqua-del-pianeta-e-contaminata-nature-lancia-lallarme/66587/
l’80% delle acque dolci del pianeta sono
già contaminate o a rischio contaminazione.
Da questa minaccia sono toccati circa
3,4 miliardi di persone, quasi la metà della
popolazione mondiale. E la situazione rischia
di peggiorare nei prossimi anni, a causa dei
danni provocati dal cambiamento climatico
e dalla costante crescita della popolazione.
Il quadro che emerge dallo studio di Nature
è quello di un pianeta in cui le risorse
idriche sono sfruttate in modo complessivamente
squilibrato.
Attualmente l’approvvigionamento dell’acqua,
potabile e non, deriva prevalentemente
da un lavoro di ingegneria. Dighe, drenaggi
e riserve sono il modo in cui l’uomo risolve
i problemi della scarsità e dell’inquinamento
delle falde.
La soluzione tecnologica ha però
due controindicazioni.
La prima è nei costi, che dovrebbero aggirarsi
intorno agli 800 miliardi di dollari
annui entro il 2015.
La seconda è che tali costi sono insostenibili
per chi non fa parte del “club” delle nazioni
industrializzate ( Brasile, Russia, India, Cina ).
E in Italia, quanto è grave la situazione?
C’è rischio anche da noi di stress da sfruttamento
idrico, dato il quadro di sprechi, e scarso
rispetto dell’equilibrio ambientale?
“Il modello di gestione idrica urbana
deve essere profondamente rinnovato”
risponde Katia Le Donne, dell’ufficio scientifico
di Legambiente.
L’associazione ha denunciato nel libro bianco
sull’emergenza idrica del 2007 e in altri
rapporti successivi, la situazione in cui
versa il nostro Paese. Al 60% di acqua
destinato ad usi agricoli e il 42% di perdita
dai tubi colabrodo (con punte del 70% a Cosenza)
di una rete di distribuzione che andrebbe
completamente rinnovata si aggiunge un costo
troppo basso dell’acqua (52 centesimi al metro cubo,
la metà della media europea) che induce
inevitabilmente allo spreco.
fonte
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/01/l80-dellacqua-del-pianeta-e-contaminata-nature-lancia-lallarme/66587/
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