Rifiuti, la Corte Ue condanna l'Italia "A rischio ambiente e salute umana"




Caos immondizia in Campania,
accolto il ricorso presentato dalla
Commissione europea nel 2008
E adesso una nuova inchiesta


BRUXELLES
La Corte di giustizia Ue condanna l’Italia
per la gestione dei rifiuti in Campania durante
l'emergenza dell'estate 2008.
In particolare,
«non avendo creato una rete adeguata
ed integrata di impianti di recupero e di smaltimento
dei rifiuti nelle vicinanze del luogo di produzione
e non avendo adottato tutte le misure necessarie
per evitare di mettere in pericolo la salute umana
e di danneggiare l’ambiente in Campania, è venuta
meno agli obblighi che le incombono in forza della
direttiva rifiuti».

Ora l'Europa darà il via ad una nuova inchiesta per verificare la situazione
nella Regione.
Se venissero riscontrate nuove irregolarità il Belpaese
sarà allora soggetto ad una sanzione.

Nella regione Campania, i quantitativi ingenti di
rifiuti ammassati nelle strade, nonostante
l’assistenza di altre regioni italiane e delle autorità tedesche,
hanno dimostrato un deficit strutturale di impianti,
cui non è stato possibile rimediare.
L’Italia ha peraltro ammesso che, alla scadenza
del termine stabilito nel parere motivato, gli
impianti esistenti e in funzione nella regione erano
ben lontani dal soddisfare le sue esigenze reali.

L’Italia ha affermato che la gestione dei rifiuti
nella regione Campania non ha avuto conseguenze
pregiudizievoli per l’ambiente e per la salute umana.

L’Italia non ha contestato la circostanza che,
alla scadenza del termine fissato nel parere motivato,
55.000 tonnellate di rifiuti riempivano le strade,
che vi erano fra le 110.000 e le 120.000 tonnellate
di rifiuti in attesa di trattamento presso i siti
comunali di stoccaggio e che le popolazioni esasperate
avevano provocato incendi nei cumuli di spazzatura.
In tali circostanze i rifiuti hanno provocato
inconvenienti da odori ed hanno danneggiato il paesaggio,
rappresentando così un
pericolo per l’ambiente.
D’altra parte, l’Italia stessa ha ammesso la pericolosità
della situazione per la salute umana,
esposta ad un rischio certo.

Di conseguenza, la Corte conclude che l’Italia,
non avendo creato una rete adeguata ed integrata
di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti
nelle vicinanze del luogo di produzione e non avendo
adottato tutte le misure necessarie per evitare di
mettere in pericolo la salute umana e di danneggiare
l’ambiente nella regione Campania, è venuta meno
agli obblighi che le incombono in forza
della direttiva «rifiuti».

fonte
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201003articoli/52810girata.asp

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