Affetta da tumore al seno con metastasi: guarita grazie all' immunoterapia con cellule T

autopalpazione del seno
di Lapenna Daniele


È una delle malattie che mettono più paura, e il fatto di credere che sia invincibile porta a pensare che non si possa sconfiggere.
Per fortuna, non è così.
Un gruppo di ricerca condotto da Steven Rosenberg del National Institutes of Health di Bethesda in Maryland ha utilizzato i linfociti T di una donna per curare il suo stesso tumore al seno.
Il risultato ha visto la completa eliminazione del tumore e di tutte le metastasi. Un gran bel risultato per la donna - libera dalla malattia da due anni - e per il team di ricerca.

I LINFOCITI DIVENTANO KILLER ANTITUMORALI
In un articolo del 2016 avevo già tratato dell' immunoterapia annoverando, tra i vari casi di successo della terapia, la guarigione dell' ex presidente Usa Jimmy Carter da un tumore al cervello.
L' immunoterapia sfrutta il sistema immunitario del paziente per combattere il tumore: in pratica è come se si dette ordine, alle nostre stesse difese, di attaccare il giusto nemico, e sconfiggerlo.

Questa tecnica prevede l'uso di linfociti CAR-T, anche detti, in inglese, CAR-T cells. I linfociti T chimerici sono cellule del sistema immunitario del paziente (i linfociti T, appunto), ingegnerizzati in laboratorio in modo da rispondere in maniera più efficace contro il tumore, una volta reinfusi nell'organismo.

COME FUNZIONA
Il metodo prevede in primo luogo di prelevare i linfociti T dal sangue del paziente e coltivarli in laboratorio. Con un virus svuotato delle sue parti pericolose, che agisce quindi soltanto da vettore, viene inserito nel DNA delle cellule un gene che codifica per un recettore detto CAR (Chimeric Antigen Receptor). Si tratta di un recettore trans-membrana, che cioè attraversa per tutto il suo spessore la membrana cellulare: all'esterno la molecola ha la struttura di un anticorpo che permette di prendere di mira in maniera specifica le cellule tumorali; all'interno agisce come un segnale che spinge la cellula ad attivarsi con particolare aggressività contro le cellule tumorali stesse. In questo modo, i linfociti diventano dei veri e propri killer antitumorali.

I linfociti CAR-T contro linfomi e leucemie linfoblastiche a cellule B hanno ottenuto risultati straordinari, con oltre il 90% di successo nelle leucemie linfoblastiche acute dei bambini che resistono alle terapie tradizionali o vanno incontro a una recidiva dopo le cure. Risultati positivi si sono riscontrati anche negli adulti.

GRANDI RISULTATI, MA DA MIGLIORARE
L’innovativa terapia Car-T è stata utilizzata per trattare un bambino di quattro anni affetto da leucemia linfoblastica acuta al Bambino Gesù di Roma con grande successo.
I medici e i ricercatori dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, in collaborazione con il ministero della Salute, Regione Lazio e Airc, hanno raccontato come il bambino stia bene dopo il trattamento e siae stato dimesso in quanto non presenta più cellule leucemiche nel midollo a un mese dall’infusione delle cellule riprogrammate.
Dopo l' approvazione della FDA, il trattamento sui vari pazienti - affetti da tumori che non riuscivano ad esser sconfitti con le terapie convenzionali - ha visto un 83% di guarigioni, percentuale altissima considerando la gravità dei vari tumori. Inoltre, ci sono già persone che sono guarite da diversi anni, senza recidive.

Di contro, ci sono dei problemi ascrivibili ai pesanti effetti collaterali: le cellule T ingegnerizzate rilasciano citochine (molecole infiammatorie) che possono provocare febbre, ipotensione marcata, edema polmonare; il quadro è spesso di modesta gravità ma in alcuni casi porta al ricovero in terapia intensiva. Altri effetti indesiderati sono le infezioni e gli effetti neurotossici.

Terapia sicuramente da migliorare, ma gli studi e i risultati ottenuti sui pazienti fanno ben sperare.

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