I vegani e i vegetariani pensano di non uccidere animali: in realtà,lo fanno

di Lapenna Daniele

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Da adolescente divenne vegetariano poi,studiando gli animali,ritornò ad essere onnivoro.Un noto naturalista argentino spiega l'incoerenza di molti vegani e come il non mangiare carne causa comunque la morte di altri animali

Di solito,chi diventa vegano lo fa o per una scelta salutistica,sottolineando come una dieta priva di alimenti di origine animale porti a contrarre meno malattie,oppure per una scelta etica. La motivazione del rinunciare al cibarsi di animali nasce dalla voglia di preservare la loro vita,sicuri che si salvino solo evitando di mangiarli.
Ma è davvero così? La risposta è no.Ma questa risposta non è la mia,ma di un certo Bertonatti.

Claudio Bertonatti è un famoso naturalista argentino (nonostante il suo nome italianissimo) e anche ex amministratore delegato dello Zoo di Buenos Aires. "Ex" perché diede le dimissioni quando il suo piano per trasformare il parco in un centro di conservazione per le specie minacciate non fu approvato.È stato un vegetariano proprio per proteggere gli animali. Dopo,però,è tornato ad essere onnivoro.
Il suo ri-cambio di rotta nella scelta alimentare lo racconta in un'intervista al sito PlayGrounds (che trovate qui) dove spiega perché ha abbandonato il mondo vegan.

NON SI PUO' EVITARE LA MORTE DI UN ANIMALE
Sul suo sito personale pubblicò un articolo dal titolo "La confusione Vegan" dove spiegò che mangiare verdura non impedisce che muoiano degli animali. Bertonatti fece così infuriare tantissimi vegani e vegetariani.

Il naturalista argentino spiega che la sua scelta nasce da adolescente,quando capì che doveva preservare la vita dei tanti animali del creato ammazzati per essere mangiati. Con gli anni ha iniziato a studiare la natura e uscire in campagna per osservare la fauna selvatica. Notò che nei campi di colture agricole non c'erano uccelli, e quei pochi che erano lì erano perseguitati a vita.Poi iniziò a studiare anfibi, mammiferi, rettili e pesci,e capì di essere molto confuso.
Arrivò a comprendere che l'essere vegetariano permetteva di evitare la morte e la sofferenza degli animali domestici, ma non di specie selvatiche, e molte di queste,a differenza di mucche, maiali e capre,stavano scomparendo. «Così, sono tornato ad essere un onnivoro» spiega Bertonatti.



«Gli esseri umani» spiega il naturalista «dal momento in cui hanno cominciato ad allevare bestiame e ad adottare le tecniche di agricoltura,hanno generato un impatto sull'intero ecosistema,sulla flora e sulla fauna. Non esiste una specie animale la cui sopravvivenza non comporti la morte di un'altra, direttamente o indirettamente che sia. Capisco che questa può essere una realtà dolorosa. Piacerebbe anche a me vivere in un mondo perfetto, ma non sarebbe la realtà. Molte persone (e vegani) indossano solo cotone che per loro non causano la morte di alcun animale. Ma non è così».

UCCIDERE ANIMALI PER DARE CIBO AI VEGANI
«Frumento, riso, mais: la maggior parte dei vegani mangiano queste cose. Il primo impatto della coltivazione di massa» spiega il naturalista «è la deforestazione: forziamo la natura per far posto alle colture. In Argentina, hanno dato fuoco alla giungla, bruciando nidi con i lanciafiamme. Devono difendere la superficie seminata dall'attacco dagli uccelli che cercano del cibo per nutrirsi».
Quindi,per creare cibo per vegani che non vogliono uccidere mucche,manzi,vitelli o maiali,si uccidono uccelli che stanno cercando del cibo,ma in questo meccanismo perverso - secondo la mia modesta opinione - questi uccelli diventano le vittime di serie B.
Inoltre, prosegue Bartonatti « i proprietari terrieri non solo spargono pesticidi sulle colture per difenderli dagli animali affamati (inclusi erbivori che quindi trovano la morte) o dai piccoli insetti,ma costruiscono recinzioni elettriche oppure si muniscono di armi per cacciare gli animali.

NE' BUONI,NE' CATTIVI
Il senso del discorso non dà scampo: «se si mangia la carne, si uccidono gli animali,ma questi vengono uccisi anche mangiando piante». Molte persone cercano i buoni e i cattivi,ma non funziona così. La questione è molto più complicata.

Colui che intervista gli chiede un esempio,e il naturalista spiega
«ci sono un sacco di persone in Argentina che manifestano dicendo "No al settore minerario". Lo slogan dovrebbe invece  essere: "No al settoreminerario che sfrutta incautamente risorse e persone". Gli attivisti usano i computer che non esisterebbero senza i metalli ricavati dalle miniere. Sono sorpreso che non vedano il quadro più ampio».

L'INDUSTRIA DELLA CARNE RIMANE UN PROBLEMA GRAVE
Alla domanda su cosa ne pensi dell'industria della carne,lui risponde

«È una tragedia. Feedlot e la maggior parte dei macelli in Argentina sono modelli di crudeltà senza limiti. Non avrei mai potuto far finta di niente! Ci sono prove che le risorse necessarie per la carne sono di gran lunga maggiore di quante ne richieda la produzione di verdure».

E allora qual è la posizione più intelligente?

«Solidale con la natura: il male minore» è la risposta. L'intenzione di Bertonatti è quella di mettere in guardia vegani e vegetariani facendo loro capire che l'impatto ambientale zero è impossibile. La maggior parte di noi vive nelle città e sappiamo molto poco del mondo degli animali:se non sappiamo nulla sulla natura e la diversità, come potremmo mai valorizzarla e difenderla al meglio?

«Il nostro universo è limitato» spiega «cani, gatti, polli, maiali, anatre, mucche,la nostra sensibilità si estende solo verso di loro. È come guardare attraverso un buco della serratura:il mondo è molto più grande e molto più complesso».

Alla domanda se conosce vegani violenti,risponde
«Ci sono carnivori e vegani "fondamentalisti",ovvero coloro che vedono tutti gli altri come nemici. Per un carnivoro,essere violento è logico, ma per un vegano,essere violenti, è filosoficamente incoerente».

E ricorda un episodio quando era amministratore delegato dello Zoo di Buenos Aires. «C'erano questi vegani davanti al giardino zoologico che urlavano contro le famiglie venute lì per vedere gli animali,chiamandoli assassini. Questi atteggiamenti danneggiano il veganismo. La gente,in questo modo pensa: "se questo è il veganismo,io non voglio mai far parte di esso!". Non tutti i vegani sono così, naturalmente, ma ci sono tante persone che sviluppano una grande empatia solo per gli animali domestici. Molti di loro finiscono per odiare persone,e questa è una patologia: non è un pensiero sano».

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Commenti

  1. Ecco, un articolo chiaro.
    Penso anche io che sia come dice questo ricercatore argentino. Il problema reale sono gli allevamenti-lager e le tecniche di uccisione disumane.

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti l'ho condiviso perché io l'ho sempre pensata così. Poi,non è un modo di pensare,è il vedere la realtà dei fatti. Sembra che per ottenere olio di palma uccidano animali e distruggano foreste,ma per poter piantare vegetali o legumi come la soia (elemento base dei prodotti vegan) non ce ne sia bisogno.

      Ciao Mozzino!

      Elimina

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