Referendum Trivelle del 17 aprile: il perché di chi voterà NO

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di Lapenna Daniele

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Fiorello cantava "Sì o no", e nella canzone non sapeva decidersi. Per chi andrà a votare il 17 aprile,invece, sarà importante decidersi in merito al Referendum abrogativo relativo alla trivellazione sul suolo italiano:
votare Sì o votare No?


COSA DECIDIAMO CON IL VOTO?
Dal sito del Ministero dell'Interno possiamo leggere le info sull'indizione del Referendum popolare, con i relativi dettagli, tra i quali l'annuncio sulla Gazzetta Ufficiale.
Si tratta di un referendum abrogativo e non consultivo. Ricordiamo brevemente che quello abrogativo permette di cancellare un comma, un articolo o una legge in vigore. Tu voti per la cancellazione, e questa viene cancellata. Zack! Quello consultivo, invece ( ad esempio quello sull'uscita dall'euro che vorrebbe indire Beppe Grillo da anni ), chiede solo un parere, una consultazione del popolo in merito ad una legge.
Capite dunque che il Referendum del 17 aprile sarà molto importante, e visto che riguarda un qualcosa che potrà cambiare l'economia del Paese, capite che è davvero molto importante.

La domanda che vi troverete davanti, nel momento del voto, sarà:
«Volete voi che sia abrogato l'art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, "Norme in materia ambientale", come sostituito dal comma 239 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita' 2016)", limitatamente alle seguenti parole: "per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale"?».

Facile, no? No,eh? Vabbé dai, cerchiamo di capire meglio.
Si tratta di cancellare il comma 17 dell' articolo 6 del decreto legislativo n.  152 del 3 aprile 2006 dal nome "Norme  in  materia ambientale".
Si tratta di abolire la norma che prevede, per le trivellazioni già esistenti in Italia site entro 22 km circa dalla costa, di rinnovare le concessioni utili a proseguire la trivellazione per estrarre idrocarburi. Quindi non riguarda né le attività site sulla terraferma né quelle lontane dalla costa più di 22 km.

Votare SI
vuol dire che la concessione ad estrarre entro i 20 km non verrà rinnovata e la multinazione che estrae queste materie prime dovrà subito andare via, lasciando la zona che quindi sarà abbandonata;
Votare No
rimarrà tutto com'è ora, ovvero le aziende rinnoveranno le concessioni sinché ci saranno materie prime da estrarre, ma se non ci saranno, andranno via

Ma cosa accadrà se vincerà il Sì? Avremo conseguenze veramente piacevoli? E se invece proseguissero ad estrarre cosa accadrà?

VOTO "SI" MA NON SO PERCHE'
inquinamento ad Arbus, in Sardegna,
causato dall'abbandono della minieradi Montevecchio
Come faccio di solito, e farò anche adesso, la questione la prenderò alla larga ( quindi passo per i balcani, scendo verso la Grecia, gironzolo per il Mar Mediterraneo e poi rientro in Italia ).
Non amo dire (o, peggio, scrivere ) « Devi votare NO! Zitto, a cuccia, e vota NO! », ma amo spiegare prima le motivazioni e poi indurre chiunque a prender la decisione più saggia.
Se per un individuo la decisione saggia è fare del male a sè stesso e anche agli altri, è un problema che a me non riguarda, la scelta è sua, l'importante è che sia consapevole cosa comporti la sua azione. Perché il voto, alla fine, è un'azione, e porta delle conseguenze importanti. Non iniziate a dire
« Tanto col voto non decidiamo mai nulla », perché altrimenti, quella è la porta. Ok?

INQUINAMENTO DURANTE E DOPO
L'immagine qui sopra che mostra un fiume color olio di fegato di merluzzo andato a male non è altro che l'inquinamento del rio Irvi, vicino Arbus. Le miniere di Montevecchio che ci sono a monte furono chiuse nel 1991 e tutto fu abbandonato. Già. Ovviamente la Regione non ha mai avuto soldi e intenzione di bonificare la zona dall'inquinamento avendo cura ad impedire la fuoriuscita di metalli pesanti nocivi e velenosi (cadmio, arsenico, piombo, nichel, ferro, manganese, cobalto) che ogni giorno finiscono nel fiume e giungono, indovinate dove? Nel mare ( oltre che tra la vegetazione fitta che ancora è intatta e immacolata, senza costruzioni di alcun tipo ) ma anche tra le le stupende dune di Piscinas, le più alte ed estese d'Europa.
L'allerta è stata lanciata da non so quanti anni (questa è una notizia del 2012, pensate) ma la situazione è sempre la stessa. Notizia di gennaio, l'inquinamento sta aumentando! Senza contare che quella è solo una delle miniere che, dopo la chiusura, continuano a inquinare la regione, anche a Furtei che n'è un'altra e qui stiamo invece giocando col cianuro.
Per chi volesse 
approfondire i dettagli sull'attuale
e le odierne conseguenze spaventose e pericolose delle miniere in Sardegna.

Perché ho aperto questa grande parentesi?
Per spiegarvi che quando l'uomo mette le mani in un qualcosa che è utile per sè stesso, per la nazione e la comunità intera, può causare disastri non solo quando inizia a scavare nella terra o nei mari, ma anche e soprattutto quando abbandona il luogo, lasciando tutto allo sbando. Non si può abbandonare tutto da un momento all'altro rischiando di creare inquinamento, malattie e morte.Se i minatori del secolo scorso persero il lavoro, i loro nipoti e figli stanno ora perdendo la salute.
Ma, per le trivellazioni, cosa c'azzecca questo discorso? Proseguiamo nel discorso, nel caso contrario:quella è la porta.

COSA ACCADREBBE CON L'ABBANDONO DELLE ZONE IN TRIVELLAZIONE?

Innanzitutto, chiudere delle sedi, come sempre accade, causa perdita di posti di lavoro. E questo già è un problema non di poca importanza. Molti potrebbero anche esser spostati, e non licenziati, ma nelle nazioni estere dove le società hanno altre sedi, e siccome la benzina che metti nella tua bella automobile proviene anche da nazioni che ora sono in guerra ( Libia, Siria,.. ), questi operai potrebbero finire lì, rischiando anche sequestri da parte dei terroristi come l'Isis che gestiscono certe zone dove si estrae petrolio.

Riportiamo l'esempio di un articolo - sempre in merito a questo referendum - dal sito ilpost.it che prende in considerazione il giacimento di Porto Garibaldi Agostino, che si trova a largo di Cervia, in Romagna.
Questo è in concessione all’ENI - multinazionale italiana e una dei leader mondiali per l'estrazione e distribuzione di petrolchimici, gas ed energia elettrica - ed è sfruttato da sette piattaforme di estrazione. La concessione risale al 1970 ed è stata rinnovata per dieci anni nel 2000 e per cinque nel 2010. In caso di vittoria del sì, l’ENI potrà ottenere una seconda e ultima proroga per altri cinque: dopo sarà costretta ad abbandonare il giacimento, anche se nei pozzi si trovasse ancora del gas.

QUESTO COSA COMPORTA?
Non solo la non possibilità di estrarre altro gas che proseguirebbe ad alimentare l'economia del nostro Paese ( e degli operai che ci lavorano ) e delle nostre riserve interne, ma anche il fatto di dover importare più risorse e quindi comprare di più e vendere meno (aumento dunque dei costi di gas,luce e benzina anche a causa di aumenti di risorse acquistate da nazioni estere) e nel caso del petrolio, veder gironzolare più navi petrolifere che getteranno nei mari ( come se non ce ne fosse abbastanza oggi ) più greggio di quello che viene gettato oggi soprattutto con il lavaggio delle stive che avviene ( come non dovrebbe essere ) nei mari ( Inquinamento Mar Mediterraneo ).

Prendiamo un caso limite ( sottolineo caso limite per chi è pronto a partire con i discorsi sull'assurdità di questa ipotesi: quella è la porta, ok? ): chiusura di tutti i giacimenti petroliferi e gas in Italia.
Quando verranno esaurite le nostre riserve, secondo voi, dove verranno attinte quelle mancanti? Da altre nazioni! Secondo voi perché i governi "tengono buono" Putin? Perché dalla Russia giunge nell' Europa occidentale (quindi anche in Italia ) gran parte del gas. Chiudere i rubinetti o terminare le proprie provviste significa
- non avere più risorse
- doverle acquistare da altre nazioni con le loro condizioni
- non esser una nazione indipendente sulle risorse
- calo drastico dell'economia del Paese frutto di vendita delle risorse all'estero
- un caos nazionale ( che riguarderà subito ogni cittadino ) di non poco conto
È come se le provviste di cibo in casa finissero e i supermercati della vostra nazione fossero tutti vuoti. Cosa mangereste? Nulla, a meno di comprare cibo da altre nazioni, le quali potrebbero farvelo pagare caro.

IL PRESENTE ED IL FUTURO DELL'ECONOMIA E DELL'AMBIENTE

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Nel 2009 la produzione italiana di petrolio è ammontata a 42.6 milioni di barili, pari a circa 116.712 barili al giorno, derivante da Basilicata (74%), campi offshore (con un peso del 13%), Sicilia (9%) e Piemonte (2%).
Nel 2012 l'Italia ha avuto una produzione giornaliera media di petrolio di 105.000 barili al giorno, collocandosi al quarto posto in Europa, fra le nazioni produttrici, dietro Norvegia, Regno Unito, Danimarca.
La stima di 599 milioni di barili di riserve provate di petrolio la colloca sempre al quarto posto nella graduatoria europea dietro Norvegia (5366 milioni di barili), Regno Unito (3122 milioni di barili), Danimarca (805 milioni di barili) e davanti alla Ucraina (395 milioni di barili).

Il rapporto fra produzione giornaliera e riserve petrolifere mostra che la produzione italiana è al di sotto del trend che caratterizza le tre nazioni europee (Regno Unito, Germania e Francia) che precedono l'Italia come maggiori consumatori europei di petrolio.
L'Italia inoltre risulta all'undicesimo posto fra i Paesi importatori di petrolio nel mondo con 1.646.000 di barili/giorno di petrolio importati, pari al 2.4% del volume totale di petrolio importato dalle nazioni nel mondo.

Ci sono inoltre tanti altri giacimenti in Italia che non sono stati ancora toccati. In un'intervista di due anni fa, Romano Prodi dichiarò che l'Italia potrebbe « raddoppiare la produzione di idrocarburi » e il presidente di Federpetroli lo seguì ricordando che se si sfruttasse il «mare di petrolio» presente sotto l’Adriatico, l’Italia potrebbe addirittura soddisfare la metà della sua stessa domanda interna e «diventare una potenza energetica». Quindi una nazione più autonoma, più ricca e più forte.
Recentemente è stato il premier Matteo Renzi a spiegare come possa esser assurdo rinunciare alla "ricchezza energetica" presente in Basilicata.
Già, ma a che prezzo?


i-saturi.blogspot.com
abrignani 2010

Gli studi effettuati prima di una trivellazione sono precisi, ci sono regole rigide da rispettare, controlli sulla risorsa presente, se fattibilmente estraibile e la possibile produzione che si potrebbe trarne dall'estrazione della stessa. Poi, il fatto se e come non vengano rispettate, è un discorso che qui non c'entra (ricordate la porta? Ecco, è sempre lì), perché potremmo parlare dell' Ilva di Taranto, il polo siderurgico più produttivo d'Europa che è stato costruito non a norma e dove, a posteriori, si deve scegliere tra l'economia della regione e della nazione e la salute delle persone che vivono nella zona.
Si dovrebbe optare per energie rinnovabili, certo, con finanziamenti, ricerche, studi, ma... nel frattempo come facciamo?
I disastri nei mari sono stati tanti, in varie parti del mondo, ma anche in Italia, inquinamenti che hanno distrutto irrimediabilmente, e per secoli, i fondali marini anche del nostro Mediterraneo. Voi vedete ancora mare cristallino, ma più a largo, il mare, nei fondali, non è quello che potete immaginare.

Dovremmo velocizzare ad esempio lo studio e l'utilizzo su tecnologie di energie alternative all'uso del petrolio, e anche alla svelta. Non possiamo fermare l'inquinamento, ma solo rallentarlo. L'uomo può essere, a seconda dei casi, l'animale più forte, o più utile o pericoloso della Terra. Tutto sta nel come agisce. Anche piccoli animali distruggono ogni giorno degli ecosistemi, senza che noi lo sappiamo e senza che gli animaletti stessi siano consapevoli di ciò che stanno provocando.
Un amico mi fece notare questa cosa e sottolineò come l'uomo abbia una propria coscienza, ovvero una  capacità di guardare in largo e in lungo, non solo in direzione spaziale ma anche temporale: abbiamo un cervello che ci permette di guardare avanti di anni, scoprire le conseguenze del nostro agire e quindi pigiare sul freno.
Il problema, secondo me, è che la vita dell'uomo dura troppo poco per poter vedere gli effetti delle sua azioni sul pianeta. Ma ( scendo in campo religioso, ma solo per fare un esempio ) mettiamo tu rinascessi dopo la tua morte e vedessi le conseguenze delle tue azioni sciagurate? Questa domanda ci sta meglio rispetto a quella « Come puoi inquinare il mondo dove vivranno i tuoi nipoti? » visto che molti non ne avranno ed altri esclameranno « Che mi importa, tanto io non ci sarò più ».

SI O NO?
Usate l'automobile e vorrete continuare ad usarla (sperando che il prezzo della benzina o del gas non aumenti)? Volete proseguire a riscaldarvi con degli strumenti che vanno a gas o elettricità? Volete proseguire a mangiare a casa vostra ( usando quindi il gas ) o fuori casa? Volete trovare del cibo nei supermercati? Volete che giunga acqua nella vostra abitazione?
Tutti i servizi sono connessi a queste risorse che, se sparirebbero oggi stesso, manderebbero in caos un'intera nazione e soprattutto voi cittadini, schiavi inconsapevoli di petrolio e gas.

Vero, sarebbe bene produrre energia senza inquinare, ma al momento è così: se vuoi proseguire ad usare questi servizi, devi far sì che le multinazionali come l'Eni non abbandonino le loro zone, continuino a dare lavoro, proseguino a fornire voi queste risorse e all'Italia un'economia stabile che regga una quantità così considerevole di conseguenze connesse che, se analizzate tutte, vi porteranno a cambiare idea sul chiudere immediatamente le estrazioni di risorse nel Paese.

Al momento, le estrazioni di greggio in molte nazioni causa inquinamento costante, uso smoderato di tonnellate di acqua al giorno e anche malattie mortali alle popolazioni lì residenti. Tutto ciò accade mentre facciamo benzina, sì, nell'auto entra carburante, mentre in un'altra parte del mondo viene tolta una vita.

Purtroppo si deve sempre procedere per gradi: prima si trova l'alternativa, e dopo si passa a questa.
È come dare in rottamazione la propria auto senza averne comprata una nuova. Dovrai camminare a piedi, e se sarai nel deserto, sicuramente rimpiangerai il fatto di non aver ponderato la decisione.

Vota ciò che credi giusto, ricordando però le conseguenze del votare SI o votare NO.

Link utili
http://stradeonline.it/innovazione-e-mercato/1806-ottimisti-e-razionali-contro-il-referendum-delle-bufale-e-dei-no-a-tutto
http://www.internazionale.it/notizie/2016/02/24/referedum-trivelle
http://www.ilpost.it/2016/03/08/guida-referendum-trivellazioni-petrolio/
http://www.left.it/2016/03/11/trivelliamoli-altrimenti/
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_abrogativo_del_2016_in_Italia
https://it.wikipedia.org/wiki/Ricerca_e_produzione_di_idrocarburi_in_Italia

http://www.tp24.it/immagini_articoli/11-01-2016/1452536885-0-trivellazioni-ecco-i-permessi-a-pantelleria-e-in-sicilia-quanto-convengono-davvero.png

Commenti

  1. Penso basti e avanzi: http://www.greenpeace.org/italy/it/Cosa-puoi-fare-tu/partecipa/referendum-trivelle/faq/

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    1. Intanto, il problema dei siti di parte è quello di raccontare sempre balle. Ed è una cosa che mi sta tremendamente sul cazzo.

      Prendi il punto 5 di questo link
      «Un'eventuale vittoria del "Sì" non farebbe perdere alcun posto di lavoro: neppure uno. Un esito positivo del referendum, infatti, non farebbe cessare immediatamente, bensì solo progressivamente»
      ALT! Prima dice neanche un posto di lavoro andrà perso, e poi dicono che sarà solo progressivamente.
      Ha detto due cose diverse in tre righe. Si è smentito da solo.

      Anche il punto 9 è una comica
      « I dati parlano chiaro: le riserve certe di petrolio sotto i nostri fondali ammontano a meno di 2 mesi di consumi nazionali. Quelle di gas a meno di 6 mesi.»
      Sono già stati a centinaia di chilometri nel sottosuolo? Che sono? Delle talpe umane?
      e
      «Non c'è una compagnia di Stato che potrebbe beneficiare di questo piano di trivellazioni, ma soltanto i petrolieri e il loro profitto privato. Petrolio e gas, una volta estratti, apparterebbero a loro, non agli italiani»
      Ahahah e l' ENI di chi è? Di Abdel Ahslabum Ashallàh?
      E il gas e il petrolio non lo usano gli italiani? Vivono all'Eta del bronzo? Come si riscaldano il culo? Come cucinano? Come muovono il loro culo peloso per le città se non con l'uso del petrolio dei loro veicoli?

      Ma c'è davvero gente che crede a greenpeace? Cazzo un'organizzazione così ampia scrive minchiate del genere?! CAZZO non posso crederci!!

      Grazie davvero del link

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  2. Ho cambiato opinione per la terza volta: sono a favore delle trivellazioni! Grazie Daniele!

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    Risposte
    1. Ahahahah sei un po' confuso!

      Fammi dare un'occhiata ai link..

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    2. Io, col mio articolo, ho cercato di analizzare più punti possibili e non dare ragione a nessuno, ma capire veramente qual è la situazione reale.
      È inutile dire stronzate per fare votare in un certo modo: è un prendere per il culo in modo folle e assurdo. È bene informare bene e FARE CAPIRE le cose in modo che si voti esattamente per ciò che si vuole.
      Alla fine chi fa questi giochetti di convincere cosa votare fa come i capi religiosi che non insegnano a pensare, ma insegnano cosa pensare.

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