Offendere un collega su Facebook senza fare il suo nome è reato di diffamazione


Ancora una volta una sentenza di condanna per offese scritte su internet.
Un maresciallo si era sfogato nei confronti di un collega scrivendo sul proprio profilo Facebook una frase dove lo definiva "raccomandato e leccaculo". Il bello è che non aveva scritto il suo nome, ma solo questi due aggettivi.
Secondo i giudici questo basta per condannarlo secondo il reato di diffamazione con l' aggravante.



Secondo i giudici ( sentenza n.49066, Corte di Cassazione, sez. I Penale, 11 dicembre 2015 ) non è necessario scrivere il nome e cognome del destinatario dell' insulto sul post per far scattare il reato di diffamazione: anche l’allusione è sufficiente se la vittima è facilmente individuabile, sia pure da parte di un ristretto cerchio di persone.

Commenti

  1. Poi però a quello che per strada ti prende a calci e pugni gratuitamente o a quello che ti entra in casa e ti spara in testa lo lasciano libero e tranquillo..Mah.

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    1. Eh sì, che non lo sai che è più grave un' offesa o un' evasione fiscale allo Stato che un' aggressione fisica?
      ah boh....

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