Bari: Fiera del Levante in crisi, ma lo spreco di denaro continua. Le retribuzioni del personale passano dai 4000 euro al mese dei vigilanti ai 3000 euro delle segretarie


BARI -
Qualifiche a dir poco generose, tipo il vigilante assunto come quadro. E poi superminimi a pioggia, fino a 1.600 euro, concessi a tutti (diconsi tutti) i 40 dipendenti a tempo pieno.
Con il risultato di dover pagare stipendi di tutto rispetto: non meno di 1.700 euro lordi al mese. Quando i componenti della task force regionale sull’occupazione hanno visto la tabella, non volevano credere ai propri occhi: la Fiera del Levante, che già ha il problema di ricollocare i lavoratori in esubero, dovrà risolvere anche questa grana.

Il problema non è di poco conto, perché nessuno degli enti locali (astrattamente) disponibili a riassorbire questi lavoratori sarà disposto a garantire le retribuzioni. E seppure nell’ultima riunione della task force, giovedì, i sindacati abbiano garantito («Purché non esca da questa stanza») che non si opporranno all’eventuale azzeramento dei superminimi, la questione resta immutata e conferma quanto già si sapeva: anche sul fronte della gestione del personale, per decenni la Fiera del Levante ha vissuto fuori da ogni controllo. E adesso quegli stessi lavoratori potrebbero essere chiamati a pagare il conto.

STIPENDI DA CAPOGIRO
Ecco perché la Regione ha disposto uno specifico approfondimento su questo punto. Un dato:
il personale della Fiera del Levante costa ogni mese 163.000 euro, di cui 23.000 euro (il 15%, più o meno) è costituito da voci accessorie concesse nel corso degli anni su base discrezionale. Fare nomi non sarebbe giusto. Ma basti dire che su 66 dipendenti (di cui 26 in part-time) ci sono 5 quadri direttivi che non prendono meno di 3.400 euro (lordi) al mese, con punte di 4.500 passando per i 3.800 del vigilante di cui sopra: detto per inciso, vengono pagati più di un dirigente di prima nomina della Regione.
Ci sono segretarie che arrivano a 3.000 euro lordi al mese (diciamo, al netto, circa 2.100 per 13 mensilità), addetti al protocollo da 1.300.

E soprattutto uffici pieni di gente che oggi (purtroppo, perché ormai la Fiera del Levante organizza soltanto un salone, la Campionaria di settembre) non hanno più grandi cose a cui pensare: eppure la Fiera lo scorso anno è riuscita a spendere 300.000 euro in straordinari. Ed ha in bilancio circa 50.000 euro di crediti verso i propri dipendenti, perché il contratto integrativo (pur rivisto al ribasso, con tagli profondi, dall’ex direttore generale Leo Volpicella) prevede la possibilità di ottenere fino a 4.000 euro di prestiti a tasso Euribor: peccato che la Fiera, indebitata fino al collo, quel denaro lo debba prendere in banca e debba pagarlo al 7%.

IN DEBITO PER COLPA DEL PERSONALE
Nel pre-consuntivo 2013 (che si chiude con 3,1 milioni di perdite) la spesa del personale ammonta a 3,6 milioni, cresciuta di 300mila euro rispetto ai 3,3 del 2012. Per scendere agli 1,2 milioni previsti dal piano di ristrutturazione aziendale approvato dall’ente, bisognerà dunque intervenire con l’accetta e comunque il bilancio 2014 si chiuderebbe con una perdita di un milione di euro: ma - senza parlare del fatto che dopo marzo non ci saranno più soldi in cassa - già oggi quel piano appare difficilmente attuabile, almeno in tempi brevi.
La mobilità interna verso le controllate degli enti fondatori (Comune, Provincia e Camera di Commercio) e quella verso le amministrazioni statali (per i soli 6-8 dipendenti che hanno superato un concorso pubblico) richiedono infatti procedure lunghe. Pure ipotizzando che il futuro gestore privato possa assorbirne 10-15, all’ente pubblico ne basteranno circa altrettanti per continuare a svolgere le proprie funzioni: e dunque, al netto di chi (pochissimi) potrà andare in pensionamento anticipato, ci sono almeno 30-35 persone a cui dover garantire un futuro.

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