Ritorno degli Zapatisti, in memoria di quella orribile strage insensata del dicembre 1987 dove un commando paramilitare massacrò 45 indigeni in preghiera


fonte ed altre foto su Lastampa.it

In modo silenzioso, e senza la presenza del subcomandante Marcos, migliaia di indigeni zapatisti del Chiapas hanno manifestato nelle ultime ore nello stato messicano. Le marce sono state fatte coincidere sia con l’avvio del nuovo ciclo Maya sia con il 15° anniversario del massacro di Acteal - il 22 dicembre del 1987 - nella provincia di Chenalho’ del Chiapas, quando un commando paramilitare attaccò un gruppo di indios in preghiera massacrandone 45, per lo più donne e bambini.

LA STRAGE DI ACTEAL
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Acteal è una comunità indigena piccola ma oggi abbastanza ben messa, almeno per gli standard degli indios del Chiapas. Si trova nella zona di Oventik, ma non è una comunità zapatista, nemmeno però dalla parte del governo, i suoi abitanti sono pacifisti.
Ad Acteal oggi non vive quasi nessuno, ma qualche anno fa era una comunità di desplasados, cioè persone che sono state cacciate dalle loro terre dall'esercito o dai paramilitari. Terre in cui prima abitavano in pace, ma che il governo voleva per sè. Acteal è tristemente nota perchè nel 1997 è stata teatro di una mattanza.
I paramilitari, giungendo dalla vallata in un momento in cui tutti erano a messa, hanno sparato contro la chiesa, una capanna di legno che si trova all'estremità della comunità. Le persone sono scappate fuori, si sono gettate in una scarpata per fuggire, nascondersi. Sono state inseguite per ben sette ore dai paramilitari, finchè questi non hanno creduto di averli uccisi tutti. I morti sono 45, fra essi vi erano bambini e donne, alcune delle quali incinte. I paramilitari, senza pietà, le hanno sventrate con un machete per tirare fuori il feto. Nel frattempo però qualcuno è riuscito a fuggire. Usciti da Acteal, correndo sulla strada principale, hanno trovato a poche centinaia di metri un posto di blocco della polizia. Hanno invocato il loro aiuto, ma i poliziotti non hanno mosso un dito. Sono corsi allora alle comunità più vicine, per chiamare aiuto. Si è adunata una piccola folla che è corsa subito sul posto e ha trovato una camionetta della polizia che se ne stava andando. La hanno circondata e fermata: al suo interno vi erano i paramilitari, che la polizia stava portando in salvo. Grazie all'arrivo della folla, almeno, non hanno fatto in tempo a scappare e, soprattutto, a nascondere i cadaveri.
Perchè la milizia dell'Ezln non ha ragito? Le comunità zapatiste non erano lontane, i movimenti delle forze dell'ordine e dei paramilitari in territorio zapatista sono sempre sotto controllo; perchè non hanno preso le armi per difendere i fratelli non zapatisti? Per evitare conseguenze ancora peggiori. Il governo chiapaneco probabilmente ha attaccato un gruppo non zapatista per dissuaderlo dall'avere contatti o alleanze con gli zapatisti, per togliere loro l'aria; ma il suo obiettivo più grande resta sempre e comunque provocare l'Ezln, costringerli a reagire con le armi. Perchè, se lo facessero, il governo potrebbe radere al suolo le loro comunità con la benedizione delle Nazioni Unite.

Ora, davanti ad Acteal, vi è una bellissima ma angosciante scultura donata da un artista norvegese. Rappresenta i volti sofferenti delle vittime della mattanza, in una colonna: "La colonna dell'infamia".

Il caso Acteal è finito in tribunale, ma il processo è stato una farsa. Sono stati condannati solo alcuni esecutori materiali della mattanza, quelli che non sanno niente, mentre gli ufficiali e i mandanti sono impuniti. Un'associazione chiapaneca che si occupa di violazioni dei diritti umani, il Frayba (http://www.laneta.apc.org/cdhbcasas/Ingles/), ha fatto appello alla corte federale del Messico perchè sia fatta giustizia. Ma la giustizia, in Chiapas, è poco più di un'utopia.
 

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