Ritorna l' IMU per la Chiesa: nelle casse del Governo entreranno 600 milioni di euro

Divertito, soddisfatto e contento della notizia, la fonte dalla quale attinto non poteva che essere "Vatican Insider".
Se ogni cittadino italiano paga l' Imu ed ha sempre pagato l' Ici per il proprio immobile che era "non commerciale", perché non far pagare anche gli immobili posseduti da un altro Stato,situati in un altro Stato ( gioco di parole un pò incaciarato ).
Io posso accogliere dei senza tetto,nel mio immobile non commerciale.Eppure pago l' Imu.
Poi è una cosa che andava assolutamente fatta. Pena, sanzioni pesanti da parte dell' Unione Europea.

Da gennaio anche gli «immobili di Dio» pagheranno l’Imu. Si chiude così una bufera durata lo spazio di un giorno: lunedì lo stop «tecnico» del Consiglio di Stato, ieri a Palazzo Chigi gli «aggiustamenti» annunciati dal Tesoro e necessari a superare le obiezioni dei giudici amministrativi. Le casse pubbliche ne ricaveranno 600 milioni di euro e l’Italia scongiurerà le sanzioni di Bruxelles per violazione della concorrenza attraverso aiuti di Stato sotto forma di esenzioni. Quindi il governo Monti provvede, dopo vent’anni di controversie, alla tassazione delle attività commerciali della Chiesa e delle onlus.


La bocciatura del Consiglio di Stato aveva riacceso lo scontro politico tra laici e cattolici. A tempo di record l’esecutivo ha deciso di non modificare il «regolamento» bensì la legge primaria, integrandola con i finora lacunosi criteri. L’obiettivo è identificare, caso per caso, le tipologie nelle quali le attività dovranno pagare l’imposta municipale unica in quanto non considerate «non profit».


«Si poteva valutare la
materia con maggiore approfondimento, ma almeno adesso si è fatta chiarezza legislativa su quali immobili dovranno pagare e quali no - commenta a caldo il vescovo Michele Pennisi, segretario Cei per la Scuola -. Rimangono le preoccupazioni per gli effetti di questa tassazione su strutture ecclesiastiche e di volontariato che svolgono con sacrificio una funzione sociale indispensabile». Dunque la Chiesa, come tutti gli enti non commerciali, verserà l’Imu sugli immobili che ospitano le attività che danno profitto. Pagherà a partire dal 2013, come era previsto, anche quando le attività redditizie sono svolte in immobili in cui l’utilizzazione è «mista», ovvero sia non commerciale che commerciale.


Dopo la bocciatura, da parte del Consiglio di Stato, del decreto del Tesoro che attuava la legge, ieri il governo è intervenuto per evitare l’impasse. E lo ha fatto sulla norma primaria, lasciando maggiori margini al regolamento. I giudici di Palazzo Spada avevano infatti sottolineato, nel loro parere critico, che il ministero dell’Economia, con il suo decreto, era andato oltre i poteri regolamentari che gli erano stati conferiti dalla legge. Aveva «esulato», per usare le loro parole, dai confini assegnati. Ora le maglie dell’intervento «regolatorio» invece si allargano.
Il governo, con una nota diffusa a Palazzo Chigi quando era ancora in corso il consiglio dei ministri, garantisce che tutto il quadro di regole, «sia primario che secondario», sarà completamente definito in tempo per il periodo annuale di imposta, che decorre dal 1° gennaio 2013, con l’effetto di «pieno adeguamento al diritto comunitario e con la determinazione delle situazioni assoggettabili alla imposta in questione». Le linee guida definiranno, spiega ancora il governo, le modalità e le procedure della dichiarazione e gli elementi rilevanti per quantificare il rapporto proporzionale tra attività commerciali e non.

L’esecutivo, insomma, fa chiarezza una volta per tutte sui requisiti, sia generali che di settore per «poter qualificare come svolte con modalità non commerciali le attività di vario tipo (assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative, sportive)».Stavolta la partita pare davvero chiusa.

fonte
http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/chiesa-italia-18799/

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