Articolo 18: in sintesi e in chiaro che cosa accadrà nel mondo del lavoro



In effetti sì, ci siamo fatti due palle così con questo Articolo 18.
Da settimane si parla solo di quello. Se provate a leggerlo
capirete finalmente di cosa si discute.

Il premier Mario Monti vuole puntare su norme

per limitare la facilità di licenziare
per motivi economici, ma non vuole mollare sul principio

di lasciare il solo indennizzo monetario per i licenziamenti economici,
evitando il passaggio per il tribunale del lavoro perché sia il giudice
a stabilire se ci sarà reintegro nel posto o indennizzo, senza
obbligare al reintegro sul posto di lavoro.


PER I DATORI DI LAVORO



In primo luogo l'azienda
- dovrà dimostrare perché si licenzia un lavoratore anziché un altro

- non potrà sostituire il licenziato nella sua mansione con un altro collega
- non potrà assumere un nuovo dipendente per un certo periodo di tempo
Ma cambierebbe anche la procedura da seguire:
invece di limitarsi a inviare una semplice comunicazione all'interessato
e agli uffici del ministero del Lavoro, dovrà avviare una «conciliazione»
affidandosi a un arbitro imparziale che dovrà confermare
che il licenziamento è «oggettivo».


LICENZIAMENTI : modifiche Art. 18


Per i licenziamenti disciplinari, se si caccia un lavoratore che
venga sorpreso
a rubare o che si metta in malattia più del dovuto o nonostante
un medico constati che sia sano, o che non esegua ripetutamente
un compito che gli sia stato assegnato, le regole cambiano.
Finora, se il magistrato decide che il licenziamento è ingiusto,
che non sussiste insomma la «giusta causa», l’impresa è obbligata
a reintegrare il lavoratore in ogni caso.
Ma con la modifica dell’articolo 18 che ha in mente il governo,
il giudice potrà decidere anche un risarcimento economico, invece.
Ci sono dei «paletti» per i magistrati, ha annunciato Fornero e secondo
una fonte governativa sarà
«che se il fatto non sussiste, c’è la reintegrazione».
Il che significa, conclude la stessa fonte, che «di base, c’è l’indennizzo economico».
Il ministro Fornero ha annunciato in ogni caso che il governo ha intenzione
anche di introdurre norme per «accorciare la durata del processo».

Nel caso, infine, di licenziamento individuale per motivi economici,
sono in arrivo maxi risarcimenti. È stata Fornero ieri a spiegare
il dettaglio di questa nuova norma:
«Abbiamo previsto che non ci sarà più reintegro ma solo indennizzo
onnicomprensivo tra un minimo di 15 e un massimo di 27 mensilità
dell’ultima retribuzione globale, tenendo conto dell’anzianità del lavoratore».
Infine, sotto la pressione di molte categorie si sarebbe deciso di esentare
dalle nuove regole sui licenziamenti i lavoratori dipendenti iscritti
a ordini professionali. Medici, avvocati, ma anche i giornalisti.

APPRENDISTATO

Il ministro Fornero vuole far sì che i giovani si liberino dai contratti
"flessibili", ovvero quei co.co.pro. ed altri che impongono al giovane
lavoratore "precarietà a tempo indeterminato".
Quindi far sì che il giovane appena entrato nel posto di lavoro venga
formato, e che nel caso esca, abbia un certificato dal datore di lavoro
che certifichi il suo operato e che sia spendibile anche in altri luoghi di lavoro.
In pratica sarebbe la cosidetta "sperienza documentabile" che
spesso molti datori di lavoro chiedono quando cercano
personale da assumere. E far sì che ci sia la possibilità di fare carriera
e quindi raggiungere il contratto a tempo indeterminato
e posti di rilevanza nelle aziende.

CONTRATTI DEL LAVORO

Ovviamente il contratto a tempo determinato continuerà ad esistere ma,
come precisa il ministro del lavoro
«Le imprese pagheranno l’1,4 per cento in più di contributi
per finanziare l’indennità di disoccupazione»
Nel caso di assunzione il governo ha confermato ieri di voler dare
la possibilità al datore di lavoro di recuperare la maggiorazione.
E qui si sta vedendo ancora come. Già si potrebbe
profilare un recupero direttamente dalle buste paga dei lavoratori.
Staremo a vedere.

La mole delirante di contratti di lavoro che caratterizza oggi il sistema
produttivo co.co.pro, somministrati, interinali, lavoratori a chiamata,
non verrà cancellata.
Un solo contratto sarà eliminato:
l’associazione in partecipazione verrà limitata
«a quella famigliare, tra padre e figlio, il resto ha portato ad abusi»
ha precisato il ministro del Lavoro. Per il resto, la via maestra è quella del disincentivo. «Abbiamo la presunzione di contrastare la flessibilità cattiva
introducendo paletti», secondo Fornero.
Come? Individuando i «furbi», le imprese che mascherano
dietro false partite Iva o contratti co.co.pro una posizione, di fatto,
subordinata, da lavoratore dipendente.
Per i lavoratori per i quali si individua un solo datore di lavoro

( quindi se il lavoratore sembra subordinato ) la sanzione sarà
la trasformazione del contratto in tempo indeterminato
e l’obbligo a recuperare i contributi».

Ultima novità: una regolamentazione più severa degli stage,
che dopo un master o un dottorato non potranno più essere gratuiti.
«Se è lavoro, lo devi pagare», nelle parole del ministro.

SPARISCONO MOBILITA' E DISOCCUPAZIONE

L' altro lavoro da svolgere da parte del governo è la semplificazione
delle tantissime tipologie di protezione per chi perde il lavoro:
disoccupazione ordinaria, agricola, con requisiti ridotti, mobilità
e mobilità in deroga, cassa integrazione ordinaria, straordinaria
e in deroga.
Il problema di oggi è che dopo un licenziamento, il lavoratore
ad esempio che usufruisce della cassa integrazione può tranquillamente
"vivere di rendita" addirittura rifiutando dei posti di lavoro.
Quindi un ex-lavoratore cercherà passivamente
un nuovo posto di lavoro. Oppure ne farà un altro, ma a nero.

L’Aspi, acronimo di "Assicurazione sociale per l’impiego", ingloberà
quattro ammortizzatori sociali attuali:
la disoccupazione ordinaria, quella con requisiti ridotti, «forse» la speciale,
secondo una fonte governativa, sicuramente quella edile e la mobilità.

Le parti sociali hanno chiesto e ottenuto che la riforma vada a regime
nel 2017 per mantenere ancora in piedi in questo periodo

di crisi economica e di produzione a ranghi ridotti, la mobilità.
Una forma di tutela che scatta quando finisce il periodo di cassa integrazione
straordinaria o nel caso di licenziamenti per fallimenti o ristrutturazioni aziendali.
E che prevede anche delle agevolazioni fiscali, nel caso il lavoratore
venga assunto da un’altra impresa. Ma che viene utilizzata spesso, anche,
come «scivolo» verso la pensione. Infatti i malumori dei giorni scorsi
dei sindacati per la cancellazione di questo ammortizzatore sociale
sono legati alla preoccupazione che ne subiscano le conseguenze
soprattutto i lavoratori over 50.

L’Aspi potrà essere richiesta anche - altra novità rispetto alla legislazione attuale -
da apprendisti e artisti. In altre parole, chi perderà il lavoro dal 2017

e potrà dimostrare di aver lavorato almeno 52 settimane
negli ultimi due anni e di avere almeno due anni di contributi pagati,

potrà accedere a questa nuova forma di sussidio di disoccupazione.
Se ha meno di 55 anni, ne avrà diritto per 18 mesi;
sopra quella soglia di età per 12 mesi.
Al massimo incasserà un assegno da circa 1.119 euro, ma dopo 6 mesi
l'indennità sarà tagliata del 15% e dopo un anno di un altro 15%.
Pare sia prevista anche una Aspi cui si potrà accedere con requisiti ridotti
- 13 settimane di contribuzione nei 12 mesi precedenti.

Resta in piedi, però, la cassa integrazione ordinaria, nonostante i tentativi
iniziali di Fornero di eliminarla. Quella straordinaria verrà «ripulita»,
ha sostenuto, e non varrà più per cessazione di attività aziendale
e le procedure concorsuali. Mentre la cassa “in deroga”,
molto probabilmente, andrà in soffitta.


Articolo di Lapenna Daniele

parti di testo e news tratte da

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